Sconfitti i mille diavoli della fatica. Domate le salite della Val d’Orcia

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ACQUAPENDENTE – Da Ponte d’Arbia, XIV tappa di Sigerico, partiamo verso la magnifica Val d’Orcia. Luca oggi ha veramente vacillato, i mille diavoli della fatica stavano per avere il sopravvento.

La tappa prevedeva il “terzo mostro”: dopo il Gran San Bernardo e la Cisa, ecco Radicofani che, da buon mostro che si rispetti, si è fatto precedere dai suoi scagnozzi. Il primo rappresentato dalla salita di Montalcino, borgo medievale da tutti conosciuto per i vigneti di Sangiovese dai quali si ottiene il famoso Brunello e gli altri due doc Rosso di Montalcino e Sant’Antimo; da qui, senza pausa, giù e di nuovo su per il secondo scagnozzo, San Quirico d’Orcia.

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Sigerico la cita come XII submansio, importante punto di raccolta dei mercanti umbro-marchigiani diretti a Firenze e Siena. Tra tanti edifici storici e religiosi, colpisce l’ospedale di Santa Maria della Scala, edificato nel XIII secolo proprio per offrire cure e assistenza ai pellegrini della Francigena. È rimasto presidio ambulatoriale fino al 1960 circa, quando è stato riconvertito in edificio residenziale. Particolare, per il contrasto con gli edifici circostanti, il barocco Palazzo Chigi Zondadari, sede dell’amministrazione comunale.

Attraverso strade bianche dove Orio ha potuto saggiare la durezza del terreno, ci rechiamo, quindi, nella splendida e unica Bagno Vignoni, le cui acque termali sono utilizzate fin dall’epoca romana: al centro del borgo c’è la “piazza delle sorgenti”, una vasca rettangolare di origine cinquecentesca, che contiene una sorgente di acqua termale calda e fumante che scaturisce dalla falda sotterranea di origini vulcaniche.

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Da qui in poi il caldo torrido non ci ha più lasciati, pedalavamo contro una costante folata di aria calda, come se fossimo nel cono di un phon (per altro siamo entrambi senza capelli).

Finalmente, in lontananza, l’agognata sagoma della rocca di Ghino di Tacco: il mostro non ha fatto sconti, la salita a Radicofani è stata lunga, impegnativa e rovente ma la magia del borgo, come sempre, ci ha aperto il cuore.

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L’ultima botta alle gambe arriva dai tre tornanti che ci portano ad Acquapendente: riusciremo a raggiungere Bolsena?

A domani la risposta. Intanto continuate a fere il tifo per noi, ne abbiamo bisogno.

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