Sentenza ribaltata in Appello: non ci fu sequestro al Grill In di Saronno

SARONNO – Non ci fu alcun sequestro di persona da parte di Francesco Crippa, l’imprenditore di 53 anni domiciliato a Garbagnate condannato nel giugno del 2018 a 12 anni di reclusione dalla Corte D’Assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Renata Peragallo. In appello a Milano infatti quella sentenza è stata azzerata.

Il sequestro è diventato estorsione

E’ stata accolta la tesi difensiva nei motivi di impugnazione: il presunto sequestro di persona è stato derubricato, infatti, in estorsione. «E’ stato escluso evidentemente – ha chiarito l’avvocato difensore Redentore Bronzino – l’elemento della privazione della libertà personale a carico delle parti offese ed è stato dichiarato estinto il reato per prescrizione». La possibile estorsione è finita quindi in prescrizione visto che l’episodio oggetto di contestazione risale al 2006. E dunque pena cancellata per l’imprenditore. L’appello, quindi, ribaltando la sentenza di primo grado, ha stabilito che non ci fu alcun sequestro di persona.

Cosa è accaduto al Grill In

La vicenda è nota ed è stata dibattuta lungamente nel 2018. Erano coinvolte tre persone: in primo grado Crippa fu condannato a 12 anni e furono assolti gli altri due imputati. Le tre persone coinvolte a vario titolo nella vicenda gravitavano in un ristorante della città, il Grill In: Crippa era l’amministratore di fatto della società che gestiva il ristorante, gli altri due erano dei lavoratori dell’attività. L’imputato, secondo la ricostruzione della Procura di Busto Arsizio, aveva «rinchiuso in una stanza alcuni ex soci di un’attività commerciale comune come scopo di conseguire come prezzo per la loro riappropriazione un ingiusto profitto consistente nella riappropriazione e distruzione degli assegni bancari a questi consegnati il giorno precedente a titolo di corrispettivo del recesso dalla società che gestiva il ristorante». Già in primo grado la difesa aveva contestato duramente la tesi della Procura: «E’ stata fatta – aveva spiegato l’avvocato Bronzino prima delle lettura della sentenza – una denuncia cumulativa infedele rispetto allo svolgimento dei fatti. Ci sono dei testi che riferiscono che non ci sono state minacce e che le chiavi sono state consegnate tranquillamente. Non può passare – aveva concluso la Difesa – l’idea che Crippa abbia sequestrato qualcuno. Una cosa impossibile». Tesi bocciata in Primo Grado, ma accolta in Appello.

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