Il sindaco Cassani: «Su Accam Busto non faccia il venditore di amuchina»

GALLARATE – «Busto Arsizio dimostri concretamente che Accam deve andare avanti e non venga domani (venerdì 28 febbraio) in assemblea dei soci a fare il venditore di amuchina su Amazon». Quella di Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, è un’uscita che suona come “alert” per Palazzo Gilardoni. Nel senso che le parole del sindaco leghista mettono sul tavolo uno degli argomenti che in questi giorni è stato al centro del dibattito tra i sindaci soci: il canone d’affitto del terreno che Busto ha già detto di voler ritoccare in alto.

Insomma c’è la sensazione che il socio bustocco, dopo aver annunciato di voler tentare “un’opa” sulla società, abbia iniziato a fissare paletti e condizioni quasi fossero ricatti. E non sono pochi gli azionisti che la pensano come il sindaco gallaratese. Unica differenza: Cassani ha rotto il silenzio, ci ha messo le parole e anche la faccia.

Ok, il prezzo (non) è giusto

Un po’ come la famosa trasmissione condotta da Iva Zanicchi, poiché, il prezzo fissato dagli amministratori bustocchi, che prevede un canone d’affitto annuo del terreno su cui sorge l’inceneritore aumentato di circa 150 mila euro, è una stima sulla quale si potrebbe eccepire. Antonelli (in qualità di sindaco del Comune socio) ha stabilito il quantum, o meglio l’ha stimato, ma nessuno sa su quali basi. Mette in chiaro Cassani: «Chi di Busto domani verrà in assemblea non pensi di poter chiederci più del dovuto. Altrimenti noi non ci stiamo. I canoni di locazione devono rispettare i valori di mercato, anzi se dovessimo guardare “l’affitto” pregresso incassato per anni da Palazzo Gilardoni, dovremmo parlare di arricchimento indebito del Comune di Busto».

Non accettiamo ricatti

Cassani chiarisce subito: «Tutti i soci credo che in queste settimane abbiamo condiviso la posizione di trovare una soluzione per andare avanti. Ma se davvero è questa la decisione nessun azionista, Busto compreso, può permettersi di arrivare in assemblea a comandare a colpi di ricatti o condizioni imposte. Anche perché Busto Arsizio non ha il 51 per cento delle quote».

L’ultima stoccata è su Accam, ma è chiaro che Cassani punta il dito sul “balletto” dell’apertura dei bar dopo le 18, che tanto ha fatto ammattire i sindaci che si sono trovati con un’ordinanza da applicare e poi smentita da un’interpretazioni regionale (su spinta bustocca), ma che al momento, a quanto pare, non ha ancora trovato una conferma ufficiale. «Per gli amministratori di Busto deve essere chiara una cosa – conclude Cassani – sulla questione Accam ci sono delle norme che vanno rispettate. E che non possono essere interpretate come fossero delle FAQ regionali».

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