Smartland, è partito dalla Liuc il road show sulla Lombardia del futuro

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CASTELLANZA – E’ partito dalla Liuc il viaggio in otto tappe per raccontare l’impresa e gli imprenditori della Lombardia. Un road show, organizzato e promosso da Il Sole 24ore in collaborazione con Confindustria Lombardia, Regione, Fondazione Fiera Milano e Ubi Banca. E non è un caso che la prima tappa di “Smartland – La Lombardia del futuro” (questo il titolo del tour) si si tenuta proprio all’Università di Castellanza, unica tappa che si terrà in un ateneo. E che, come ha ricordato il presidente della Liuc Riccardo Comerio, «ha un significato particolare e dà valore all’intuizione che gli imprenditori del territorio hanno avuto quando decisero di fondare questa università. Che è nata per volontà degli industriali ed è l’università per le imprese. E da sempre è motore di innovazione».

Serve una politica industriale seria

Raccontare le eccellenze nel campo delle imprese, ma anche guardarsi in faccia e confrontarsi sui problemi del sistema Italia. Questi gli obiettivi di Smartland. E il primo a mettere il dito nella piaga è stato il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. Il quale, pur riconoscendo i tanti punti di forza delle imprese lombarde e italiane, non si è nascosto dietro a un dito: «Viviamo in un momento in cui il nostro paese è in grosse difficoltà. Siamo sull’orlo del baratro. E anche per questo è importante raccontare che cos’è l’industria. E prendere consapevolezza che se non ci fossero le nostre aziende, eccellenze a livello internazionale, l’Italia andrebbe totalmente alla deriva».

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Bonometti ha spiegato il motivo per cui, nonostante le difficoltà, il sistema Lombardia “tiene”: «Perché qui si punta sull’integrazione tra istituzioni imprese, università, centri di ricerche. Dove però l’industria deve essere sempre al centro, perché è garante di sviluppo». E dove «è necessario ascoltare i problemi delle impresa. E dare risposte concrete a partire dalle infrastrutture. E non bisogna più perdere tempo nel dare queste risposte, perché in Italia gli imprenditori hanno perso fiducia. Non c’è certezza: oggi si decide una cosa è domani si cambia. È questo è un problema solo italiano. che si potrà risolvere solo nel momento in cui si riuscirà ad avere una politica industriale degna di questo nome e maggiori risorse per la ricerca e l’innovazione».

Decidere, capire e agire

Alla Liuc era presente anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana, il quale ha condiviso l’analisi di Bonometti e ha lanciato un messaggio al mondo politico: «E’ giunto il momento di dire da che parte si sta nel rapporto con le imprese. Questo è un periodo storico delicato, ma anche di grandi opportunità. Stanno cambiando le fondamenta della società, dell’economia e del nostro sviluppo. Bisogna capire dove va il mondo e anticipare il futuro per non essere tagliati fuori. In Italia manca programmazione di una politica industriale, che nessuno ha mai provato a immaginare». E sulle infrastrutture: «La Lombardia è proiettata nel futuro, ma non può avere linee ferroviarie che risalgono agli anni del primo dopo guerra del secolo scorso».

Concetti che Roberto Grassi ha declinato da imprenditore e presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese: «I grandi cambiamenti ci obbligano a reinterpretare noi stessi. È cambiato il modello che oggi deve ricomprendere tecnologia e conoscenza del mercato di sbocco. È un modello non lineare che impone uno scambio di tecnologie all’interno dei vari settori. La parola chiave è: apertura trasversale».

Motore del cambiamento

Non ci sono solo punti critici da risolvere. Poiché la Lombardia resta motore economico e dell’innovazione per l’intero Paese. Lo dicono i numeri: 500 start up avviate nel 2019, che portano il numero a 3 mila e consolidano il primato della regione per numero di nuove attività. Come accade per i brevetti: il 32% del totale nazionale è lombardo. Inoltre delle 531 le imprese eccellenti per bilancio e sostenibilità, identificate nel premio Best performance award della Sda Bocconi, 197 sono lombarde. E se Milano a livello regionale la fa da padrone, Varese può segnare un dato in doppia cifra.

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