«Sei come Fantozzi. Dimettiti». Somma Tv a processo per diffamazione

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SOMMA LOMBARDO – Galeotto fu Paolo Villaggio. O meglio lo furono i suoi personaggi Fantozzi e Fracchia. Ai quali Michele Muscatello, giornalista, articolista e blogger li associò, sul blog Amo Somma.it (ultima versione di Somma Tv) all’allora capogruppo del Pdl in consiglio comunale Renato Molinati. Che non la prese affatto bene. Molinati sporse querela per diffamazione a mezzo stampa (il blog di Muscatello fu un piccolo caso editoriale con un seguito pazzesco in città all’epoca) e dopo il rinvio a giudizio ieri, mercoledì 23 gennaio Muscatello s’è ritrovato a giudizio davanti al giudice del tribunale di Busto in composizione monocratica Claudia Montagnoli. Molinati s’è costituito parte civile. Come detto dal legale Gianluca Franchi, «il mio assistito si è sentito profondamente offeso e denigrato da pubblicazioni che vanno ben oltre il diritto di critica politica. Il mio assistito è stato rappresentato avvolto in una camicia di forza».

«Come nella corazzata Potëmkin»

Muscatello, difeso dall’avvocato Piero Iametti rivendica, per contro, il diritto di critica: si parla di un personaggio pubblico, di un politico eletto, all’epoca dei fatti. Che risalgono all’ottobre 2013. All’epoca, stando all’accusa, Muscatello si incattivì nei confronti di Molinati esternando opinioni sul suo operato e sulle sue dichiarazioni da amministratore comunale definendole, sempre fedele a Fantozzi (eroe “sfigato” per definizione) e alla celebre scena del remake alla Paolo Villaggio della corazzata Potëmkin «Una cagata pazzesca». Stando all’accusa e alla parte civile Molinati fu ingiustamente sbeffeggiato. Di più: fu insultato. Fu definito «non troppo liberamente politico», definito il «peggiore» con annessa richiesta di dimissioni. Ieri s’è aperto il processo. La frase: «Se fossi un giudice di X Factor ti direi no» è risuonata in aula, a sottolineare come, per accusa e parte civile, il segno della critica politica, che al contrario è l’architrave della difesa di Iametti, è stato superato. Un processo che si preannuncia lungo. E che rischia di essere abbattuto, comunque vada, dalla prescrizione. Che arriverà nel 2021. Due anni per percorrere tutti e tre i gradi di giudizio e arrivare alla sentenza definitiva.

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