Sonny Colbrelli e un tatuaggio che racconta una vita

Sono tanti i modi in cui una storia può essere raccontata e Sonny Colbrelli ha scelto un tatuaggio per narrare i momenti più importanti della sua vita. Sul suo braccio il bresciano ha deciso di far realizzare un disegno che evidenziasse il suo essere atleta vincente e la forza di padre, con i figli, la Foresta di Arenberg e il trofeo della Parigi-Roubaix.

L’opera è stata realizzata da Stefano Scifoni, tatuatore e grande appassionato di ciclismo. Il lombardo non ha mai nascosto la sua passione per i tatuaggi e quando Scifoni si era proposto per realizzare il lavoro inviando una bozza del disegno, Colbrelli era stato inizialmente un po’ scettico. Il cambio di idea però è arrivato e l’ex Campione Europeo, dopo aver discusso alcune modifiche sul disegno, ha deciso di procedere alla realizzazione dell’opera. Un lavoro lungo e dedicato quello realizzato da Stefano Scifoni, che lo ha portato a lavorare per 8 ore consecutive, ma alla fine il risultato ha soddisfatto il campione e l’artista.

«Stefano è un ragazzo romano e grande appassionato di ciclismo – ha raccontato Colbrelli – Dopo la mia vittoria alla Parigi-Roubaix mi aveva contattato chiedendomi di realizzare un tatuaggio che raccontasse la storia della mia vittoria. Mi mandò una bozza del disegno e mi disse che per lui sarebbe stato un grande onore tatuarmi, ma io non ero pienamente convinto».

Il momento di incidere  quella storia per Sonny non era ancora arrivato e la decisione è stata maturata solo dopo aver lasciato il mondo delle corse. «Dopo la Roubaix sono accadute tante cose e quando ho preso la decisione di smettere di correre, ho pensato che un tatuaggio potesse raccontare quello che per me ha rappresentato la Parigi-Roubaix, il mio grande amore per il ciclismo e i miei figli, che sono la mia vera forza».

Lo sfondo del disegno è l’iconica foresta di Aremberg, simbolo della Roubaix e poi ci sono i due figli di Sonny Colbrelli, Tommaso e Vittoria e una bici, che il campione spinge con una mano, a simboleggiare la fine della sua carriera di atleta, mentre nella parte superiore c’è la pietra simbolo della vittoria della corsa. «C’è la Foresta di Arenberg, che per me è il tratto più duro della corsa ed è il suo simbolo, poi ci sono io con i miei figli che sono la mia vita e la mia forza e sulla destra la mia bici che è stata la mia passione ma non posso più correre e nel cielo il trofeo della Parigi-Roubaix. Tutto questo rappresenta la realizzazione dei sogni, perché i miei figli e quella vittoria sono la realizzazione del sogno più bello. Naturalmente anche la mia compagna è parte di tutto questo, perché senza di lei non avrei mai potuto avere tutto questo».

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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