Sono tutti liberali. O forse no

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, non so voi ma io leggo e sento da più parti come l’aggettivo “liberale” sia molto diffuso, frequentato, quasi popolare. Tutti, ma proprio tutti, sono liberali. A destra, al centro ed anche a sinistra. Elly Schlein, che ambisce alla segreteria del PD, è stata definita dal bravo Luigi Mascheroni “il più perfetto prodotto da laboratorio liberal -radical-progressista”. Manca solo Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. Forse abbiamo un po’ perso il peso, l’importanza, la validità del pensiero liberale fondato sul concetto dei diritti inalienabili e il sostegno per le libertà civili elaborata inizialmente tra la fine del XVII e il XVIII secolo.

Non sono un filosofo, ma mi vengono alla mente delle parole scritte molto tempo fa in un periodo particolarmente difficile per quel popolo e per quel momento storico. Thomas Jefferson, Benjamin Franklin e John Adams il 4 luglio 1776 al Congresso continentale della nascente nazione americana, che rivendicavano la libertà per le proprie genti, scrivevano qualcosa che non è più riapparsa in alcuna costituzione delle nazioni occidentali: “Noi riteniamo che tutti gli uomini sono creati uguali e che sono dotati dal loro Creatore di certi inalienabili diritti, fra i quali quelli alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità …”.

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Ivanoe Pellerin

Circa i diritti alla vita e alla libertà, credo che non vi sia alcun dubbio. Ma il diritto alla “ricerca della felicità” ha suscitato non poche inquietudini. Pensate al momento storico, subito prima della Rivoluzione francese, ancora con le monarchie in giro per il mondo e le democrazie che stentavano a nascere. L’affermazione che ciascuno ha diritto alla creazione del proprio percorso esistenziale, quindi della propria autonomia, all’affermazione del proprio viaggio della vita unica e irripetibile è qualcosa di straordinario.

La “ricerca della felicità” si coniuga inevitabilmente con il diritto alla vita e alla libertà, elemento inscindibile dell’affermazione di sé. Il liberalismo è di certo un’idea controversa e, in genere, non molto amata. I pensatori liberali hanno nel tempo delineato quelli che sono i principi comuni che caratterizzano il liberalismo, quali la libertà di parola , la libertà politica , la libertà di stampa , la libertà religiosa , la laicità dello Stato , il diritto a un equo processo , il consenso del governato , i diritti della persona , la democrazia liberale , lo stato di diritto , la proprietà privata e l’ economia di mercato . Si può dire ad ogni modo che ciò che contraddistingue il liberalismo politico in ogni epoca storica è la fede nell’esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all’individuo e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Il punto di vista dell’individuo e il godimento della libertà individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà di un ordinamento politico/sociale. In quest’ottica i poteri dello Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Circa la materia religiosa, il liberalismo sostiene la laicità della Stato e quindi la separazione tra Stato e Chiesa : “Libera Chiesa in libero Stato” (Camillo Benso conte di Cavour) . La dottrina liberale, di conseguenza, è da intendersi laica in quanto chiede allo Stato di non interferire nelle scelte specificamente morali. Queste infatti sono attribuite al libero arbitrio del singolo individuo: “Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere ​degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo”. (Immanuel Kant)

Non ricordo più dove ho letto che “un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa persino da te stesso”, così ieri ne ho letto uno scelto “per caso”. Anch’io come il professor Antonio Martino (sia detto con grande e opportuna modestia) indosso spesso un panciotto cavouriano ma, nonostante quello che ho scritto, sono d’accordo con Sallusti quando dice che è difficile capire fino in fondo cosa voglia dire essere liberali o come un autentico liberale, quale mi considero, debba e possa districarsi nel labirinto della vita. Il libro di Nicola Porro appena dato alle stampe, che dà voce ad un grande liberale, il suo amico e maestro Antonio Martino con il quale ha chiacchierato a lungo nelle settimane che precedettero la sua morte avvenuta nel marzo di quest’anno, mi pare un ottimo tracciato.

Cari amici vicini e lontani, mi fa piacere riportarvi un passaggio che mi pare straordinario. Il professore afferma che: “Il Padreterno è liberale, non ci sono dubbi. Il concetto di peccato e quello opposto di virtù hanno senso soltanto se la persona è libera di scegliere l’uno o l’altro. Se si è costretti a fare peccato, il peccato non è peccato perché manca la volontà (ed anche l’intenzione), quindi la costruzione religiosa cattolica è legata alla libertà di scelta. La libertà di scelta è il liberalismo. Il padre eterno, dunque, è il più grande liberale della storia.”

Cari amici vicini e lontani, forse questa idea un po’ romantica, assolutamente minoritaria in Italia, può avere ancora una sua importanza per alcuni “irriducibili”.

pellerin liberali diritti – MALPENSA24

degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo”. (Immanuel Kant) Non ricordo più dove ho letto che “un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa persino da te stesso”, così ieri ne ho letto uno scelto “per caso”. Anch’io come il prof. Antonio Martino (sia detto con grande e opportuna modestia) indosso spesso un panciotto cavouriano ma, nonostante quello che ho scritto, sono d’accordo con Sallusti quando dice che è difficile capire fino in fondo cosa voglia dire essere liberali o come un autentico liberale, quale mi considero, debba e possa districarsi nel labirinto della vita. Il libro di Nicola Porro appena dato alle stampe, che dà voce ad un grande liberale, il suo amico e maestro Antonio Martino con il quale ha chiacchierato a lungo nelle settimane che precedettero la sua morte avvenuta nel marzo di quest’anno, mi pare un ottimo tracciato. Cari amici vicini e lontani, mi fa piacere riportarvi un passaggio che mi pare straordinario. Il professore afferma che: “Il Padreterno è liberale, non ci sono dubbi. Il concetto di peccato e quello opposto di virtù hanno senso soltanto se la persona è libera di scegliere l’uno o l’altro. Se si è costretti a fare peccato, il peccato non è peccato perché manca la volontà (ed anche l’intenzione), quindi la costruzione religiosa cattolica è legata alla libertà di scelta. La libertà di scelta è il liberalismo. Il padre eterno, dunque, è il più grande liberale della storia.” Cari amici vicini e lontani, forse questa idea un po’ romantica, assolutamente minoritaria in Italia, può avere ancora una sua importanza per alcuni “irriducibili”. Ivanoe Pellerin