Tavolini, sedie e nuovi clienti. Busto scopre il bello dei locali all’aperto

busto kandinsky tavolini

BUSTO ARSIZIO – Per bar e ristoranti è un’opportunità in più per la ripartenza dopo i due mesi di lockdown. Per la città è una vera e propria rivoluzione. Il Covid ha abbassato la serranda su (quasi) tutta Busto Arsizio. Le sedie e i tavolini in strada stanno riportando la gente a vivere la città e a riscoprire il piacere di un caffè, non al bancone, ma sotto un portico, in una piazzetta, lungo una strada. Soluzione che piace a chi è tornato a lavorare. Ma anche alla clientela.

Facce nuove

E’ cambiato il volto della città. Certo i pignoli dicono che il top sarebbe avere una maggior uniformità estetica nell’arredo urbano dei locali. Pretenderlo in questo momento sarebbe davvero troppo. I proprietari e gestori, dopo due mesi di cassetti vuoti, hanno già fatto uno sforzo economico importante investendo in fioriere, pedane, ombrelloni, tavolini e sedie. Che piacciono ai clienti.

«Siamo più visibili – racconta Luca Turconi del Cafè a Bumbasina di via XX Settembre – questa è una strada di grande passaggio e da quando ho allestito lo spazio all’esterno, ho avuto parecchi clienti nuovi. Passano, vedono il bar e si fermano. In percentuale sul lavoro complessivo di questi tempi posso dire che tavolini e sedie incidono mi portano un 20 percento in più. Non poco direi».

busto cafe bumbasina tavolini sedie

E’ cambiato il lavoro

La scelta pressoché obbligata di restringersi dentro al locale e di allargarsi un po’ fuori, oltre la porta o in alcuni casi (dove possibile) oltre la strada, ha cambiato le location e il modo di lavorare. E anche in questo caso è stato un cambio, non semplice, ma affrontato con spirito d’iniziativa.

Lo spiega Paola Brivio del Kandinsky di via San Gregorio: «Da noi l’aperitivo in piedi al bancone era un must prima del Covid. Qualche tavolino c’era già ma solo come appoggio. La nuova soluzione ha comportato un cambio importante nel nostro modo di lavorare, poiché gestire l’aperitivo al tavolo è cosa completamente diversa rispetto a quello a buffet com’era prima. La soluzione esterna però è ottima».

Novità alla carta

Quando si dice che “il Covid ha cambiato tutto”, è vero. Anche i piccoli dettagli di un’attività che ha alle spalle 66 anni di storia e che per la prima volta in assoluto ha messo “fuori la testa” dal locale.

busto bar franco tavolini sedie

«Per noi i tavolini fuori sono una novità assoluta nella storia del locale – spiega Renato Bozzetti del Bar Franco – Abbiamo deciso di metterci in gioco, consapevoli che avremmo dovuto affrontare una nuova sfida. Dal modo di lavorare, più complesso perché il nostro bar non è pensato per avere una propaggine del locale sotto i portici, alla carta. Stiamo riproponendo una serie di cocktail degli Anni Sessanta, che faceva mio padre. E la cosa dà una doppia soddisfazione: noi recuperiamo un po’ la storia della nostra attività, anzi stiamo studiando altre novità in tal senso e i clienti apprezzano».

Come se fosse il nostro locale

Il suolo è pubblico. Chi lo sta occupando in maniera gratuita, grazie alle scelte politiche della giunta, ma anche dei consiglieri di Palazzo Gilardoni presta attenzione come se si trattasse del proprio locale. E il perché lo spiega in maniera chiara Luca Labanca, che con Stefano Colombo sono i barman del  Cafe Novecento di via Montebello.

busto cafe novecento tavolini sedie

«Noi abbiamo una clientela giovane – spiega Labanca – a volte un po’ esuberante. Però fin dall’inizio abbiamo cercato di educarla al rispetto dei vicini. Anche con scelte che avrebbero potuto penalizzarci economicamente sia nell’offerta del bar sia negli orari che abbiamo ridotto. Questo non è successo. Abbiamo invece avuto qualche problema, ma non certo imputabile a noi, con la zona della vicina piazzetta della Residenza del Conte. Tutte le sere però passiamo a raccogliere i rifiuti che non sono nostri. Bottiglie ad esempio, quando noi non serviamo più nulla nel vetro». Ma non solo: «Adesso sperimenteremo anche un servizio di sicurezza che mai avremmo immaginato di dover adottare – conclude Labanca – I tavolini fuori sono fondamentali e anche belli direi. Vorremmo contribuire a dimostrare che si possono anche gestire».

Adesso deve cambiare il tempo

Il potenziale della soluzione open si vede. Per testare l’effettiva efficacia della soluzione però, manca ancora qualcosa. Che il tempo si sistemi ed esploda la bella stagione.

«Fuori – racconta Massimo Torretta del Panino grigliato di via Matteotti – di fatto ho lavorato solo nel fine settimana che ha non ha piovuto. Però vedo che la gente sta superando anche la paura che a fine lockdown l’ha tenuta lontana da bar, ristoranti e locali. La riapertura di molte altre attività come cinema e piscine dà a tutti un messaggio di tranquillità che rasserena e aiuta. Del resto noi ristoratori e baristi siamo stati tra i primi a riaprire e nei primi giorni abbiamo lo pagato lo scotto di un timore diffuso».

Non si torni indietro

Ognuno ha il proprio bar, la propria clientela, il proprio modo di lavorare. Ma c’è una cosa che uniforma chi lavora in questo settore, da via Matteotti al tempio civico dove ci sono i tavolini del Gianx bar: la volontà di dimostrare che l’esterno si può gestire e che questa soluzione d’emergenza potrebbe diventare una consuetudine anche in futuro.

«Con l’amministrazione e l’assessore al commercio Manuela Maffioli c’è stato un dialogo e una collaborazione importante in tal senso – dicono – Ci piacerebbe però non dover rimettere tavolini, ombrelloni e sedie in magazzino una volta superata del tutto l’emergenza, ma riproporli anche in futuro. Anche perché quest’anno è accaduto tutto molto velocemente, ma più avanti davvero si può pensare anche a nuovi investimenti per migliorare gli spazi fuori».

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