Toponomastica e memoria antimafia

UNIVERSITA' DELL'INSUBRIA | Ultimo appuntamento live con i seminari di geografia del professor Giuseppe Muti

Ultimo appuntamento del ciclo di seminari su attualità e il territorio, osservati attraverso la lente di ingrandimento della geografia: mercoledì 26 maggio, dalle ore 15 alle 17, il professor Giuseppe Muti, docente di Geografia nel corso di laurea in “Storia e storie del mondo contemporaneo” dell’Università dell’Insubria accompagnerà studenti e ospiti in un viaggio nella toponomastica urbana. “Il territorio come media. Toponomastica urbana, cittadinanza attiva e guerriglia odonomastica” è il titolo dell’ultimo evento live, webinar come di consueto, organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia sezione di Varese

Commemorazione a Milano dei giudici Falcone e Borsellino ai quali, come dimostra la toponomastica, sono stati dedicati i giardini

“L’ultimo seminario di questo ciclo affronta il tema dell’odonomastica, o toponomastica urbana, cioè i nomi delle strade e delle vie di circolazione – spiega il professor Muti – seguendo una recente e innovativa prospettiva geografica critica, che oltrepassa le tradizionali analisi linguistiche per affrontare la questione da un punto di vista politico e culturale. I nomi delle strade sono elementi del territorio dati per scontati. Segni vissuti nella loro funzione di indicatori spaziali che consentono un preciso orientamento. In questa quotidianità funzionale il significato degli odonimi è del tutto trascurato ed il loro contenuto è percepito come neutro”. “Denominare una strada, invece, è un’espressione di potere – afferma Giuseppe Muti – che perpetua nel paesaggio urbano la memoria di personaggi, date ed eventi giudicate (da chi?) meritevoli di onorificenza pubblica, e produce luoghi della memoria controllando l’infrastruttura simbolica della società”.

Aspetti che nella quotidianità passano inosservati e sui quali invece è opportuno soffermarsi a riflettere. La denominazione (o talvolta la ridenominazione) di una strada può essere sia un progetto dei gruppi dominanti per rimuovere una certa memoria sociale, sia un progetto dei gruppi marginalizzati per ottenere un certo riconoscimento sociale proprio attraverso la memoria. In questa prospettiva il seminario espone i risultati di una ricerca sull’odonomastica della memoria antimafia, ovvero sui nomi delle strade dedicati alle vittime innocenti della mano armata mafiosa in Italia. Dalla fine degli anni ’90 sempre più comuni italiani hanno scelto di dedicare le loro strade alla memoria di magistrati, poliziotti, giornalisti e sindacalisti assassinati dalle mafie. Le vittime della mafia hanno sostituito gli eroi del risorgimento ma questo processo non è avvenuto sulla base di un indirizzo condiviso a livello istituzionale, bensì a partire dall’iniziativa delle associazioni civili antimafia.

La memoria delle vittime della mafia non è solo “fissata” agli angoli delle strade, quasi fosse una mappa morale nella quotidianità. Deve anche essere un punto fermo nelle coscienze, una scelta di fondo: “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative” ha ammonito domenica il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel bunker dell’Ucciardone per l’anniversario della strage di Capaci, l’attentato nel quale vennero uccisi Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta. “La mafia esiste ancora – ha scandito Mattarella – non è stata sconfitta. E’ necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato”. La memoria riportata nei luoghi simbolici del riscatto civile, è il filo conduttore delle iniziative in corso a Palermo per il ricordo di Giovanni Falcone a 29 anni dalla strage di Capaci: da Palermo a Varese, attraverso la toponomastica degli oltre 7.900 comuni italiani – molti dei quali dedicano strade e piazze a Giovanni Falcone e alle altre vittime della mafia – per non dimenticare.