Tour, gioia per la Francia: Peters domina la prima tappa sui Pirenei

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Il pubblico francese può esultare per la vittoria di un corridore di casa: è Nans Peters, della Ag2r La Mondiale, a vincere l’8^ tappa del Tour de France 2020, davanti a Toms Skujins (Trek Segafredo) e Carlos Verona (Movistar), come risultato di una fuga di gruppo via via sgretolatasi, nella quale il 26enne Peters ha sferrato l’allungo decisivo a 35 km dall’arrivo, appena iniziata la discesona di Port de Balès. Resta fuori dal podio Ilnur Zakarin (CCC), che ha provato fino all’ultimo a tener testa a Peters ma è stato beffato nel finale. Rimane in maglia gialla Adam Yates della Mitchelton Scott, a 3” di vantaggio su Primoz Roglic (Jumbo Visma) e 9” sulla sopresa Guillaume Martin (Cofidis). Ottima iniziativa di Tadej Pogacar sull’ultima salita, che gli permette di rientrare nella top ten della classifica generale. Uscito dai giochi per la maglia gialla invece Thibaut Pinot, che ha mollato sul Port de Balès. Invariate le altre maglie, con Peter Sagan (Bora Hansgrohe) in verde, Benoit Cosnefroy (Ag2r La Mondiale) a pois, Egan Bernal (Ineso) in bianco. E rimane migliore squadra la EF (anche oggi con un corridore in fuga, lo stesso Powless dell’altroieri a Mont Aigoual, lì 4° e qui 5°).

Le fatiche (e le cadute) dei giorni scorsi si sono fatte sentire in questa prima frazione sui Pirenei, durante la quale si sono registrati quattro ritiri, di cui due italiani. Oggi pomeriggio hanno alzato bandiera bianca Giacomo Nizzolo (NTT) e Diego Rosa (Arkea Samsic) oltre a William Bonnet (Groupama FDJ) e Lilian Calmejane (Total Direct Energie).

Era la seconda tappa più breve di questa Grande Boucle, ma sicuramente intensa: tre Gran Premi della Montagna da oltre 7% di pendenza concentrati in 141 km di percorso, da Cazenes-sur-Garonne a Loudenvielle. La prima fuga si è costituita nei primi 8 km di gara, con addirittura 13 attaccanti: Soren Kragh Andersen (Sunweb), Ilnur Zakarin (CCC), Toms Skujins (Trek Segafredo), Carlos Verona (Movistar),  Ben Hermans (Israel StartUp Nation), Neilson Powless (EF), Michael Morkov (Deceuninck QuickStep), Jerome Cousin e Fabien Grellier della Total Direct Energie, Kevin Reza e Quentin Pacher della B&B Hotels Vital Concept, Nans Peters e Benoit Cosnefroy della Ag2r La Mondiale.

Questo attacco di gruppo, che ha vissuto lo sprint di Sengouagnet vinto da Cousin (alla seconda fuga dopo quella eroica della terza tappa), il primo GPM del Col de Menté vinto da Cosnefroy (essenziale per mantenersi in vetta alla classifica scalatori) e distacchi di oltre 14” sul gruppone (i più alti finora nel Tour 2020), ha iniziato a perdere pezzi sulla seconda salita odierna, la più dura, il Port de Balès. Lì uno scatenato Cousin ci ha riprovato, ma è stato ripreso e ha mollato la presa. Insieme a lui sono stati poi riassorbiti dal gruppo Reza, Grellier e Morkov. Dei nove superstiti, Nans Peters ha attaccato e a lui si sono uniti Zakarin e Pacher. Quest’ultimo è durato poco insieme a loro, e appena dopo aver scollinato ha perso terreno anche Zakarin (che oggi ha palesato difficoltà in discesa). A 35 km dall’arrivo Peters si è ritrovato da solo al comando, e ci è rimasto fino al traguardo di Loudenvielle, tagliato con espressione incredula in mezzo a una standing ovation: per lui complessivamente 138 km da fuggitivo, in compagnia sempre più sparuta, con due GPM vinti (Port de Balès in volata su Zakarin e Col de Peyresourde in solitaria) e soprattutto tappa conquistata. La seconda in un grande giro (aveva trionfato ad Anterselva al Giro d’Italia dell’anno scorso), la prima al Tour. E per un francese ha tutto un altro sapore!

Negli ultimi 2 km, al termine della discesa finale post Peyresourde, Zakarin ha subìto la beffa del sorpasso da parte di Skujins e Verona, col lettone ad aggiudicarsi la mini-volata per la seconda piazza. Alle spalle del russo Powless, andato lungo in curva poco prima di affrontare il Col de Peyresourde, e poi Hermans, Pacher e Kragh Andersen, rimasti “vittime” di Port de Balès e Peyresourde ma non riassorbiti dal peloton (contrariamente a Cosnefroy, reinglobato anche lui).

Già, il peloton. Se per le sorti della tappa è stato decisivo soprattutto il Port de Balès, per quelle della classifica generale il saliscendi finale del Col de Peyresourde è stato dirimente. Anche se nel Balès c’era stato il colpo di scena della crisi di Pinot, assistito dalla Groupama per cercare di salvare il salvabile. Ad ogni modo, scalando il Peyresourde il gruppo maglia gialla ha dato vita a una serie di accelerate e rincorse che fino all’ultimo hanno tenuto in bilico la leadership: Tadej Pogacar, Nairo Quintana e Primoz Roglic (quest’ultimo aiutato da una fantastica Jumbo Visma, con Van Aert e Dumoulin gregari di extra-lusso) sono partiti e sono stati ripresi, ma Adam Yates è rimasto qualche metro più indietro. Poi vicino alla sommità del Peyresourde Pogacar ha riattaccato per riscattare l’opaca performance di ieri e recuperare il gap per quanto possibile.

L’iniziativa dello sloveno della UAE Team Emirates ha avuto successo, poiché nessuno è riuscito a riprenderlo: ci hanno provato Quintana, Mikel Landa, Richie Porte e Roglic, che ha intravisto la possibilità di sfilare a Yates la maglia gialla. Ma nel frattempo l’inglese ha ripreso i diretti avversari, Pogacar è andato per la sua strada e nella discesa finale, con ultimo strappettino a 1500 metri dall’arrivo, è stato Romain Bardet, forse ispirato dal compagno Peters, a tentare il colpo di coda, riuscendo però a guadagnare solo 2 secondi. Che gli bastano comunque per portarsi al 4° posto nella generale. I primi 10 ora sono racchiusi in un minuto, con Enric Mas (Movistar), che oggi ha perso qualcosina, a chiudere il trenino.

Ecco le parole del vincitore Peters, che oltre a vincere la tappa è stato anche insignito del premio combattività e domani indosserà il numero rosso: «Ho capito che se avessi resistito sul Port de Bales avrei avuto molte possibilità, lì è stato il momento più difficile e ora sono davvero contento. Sapevo bene che Zakarin era l’avversario più pericoloso, mi continuavano a ripetere che era lui l’uomo da controllare. Sul Peyresourde ho resistito nel momento più difficile e sono riuscito a vincere».

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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