Turbigo, il ponte sul Ticino riprodotto in scala per raccontarne la storia

turbigo ponte ticino

TURBIGO – Alla fine chissà quante volte l’abbiamo attraversato, rimanendone magari anche colpiti dall’imponenza che si presentava davanti ai nostri occhi (sopra la ferrovia, sotto, invece, le auto ed i vari mezzi in transito e guardando ancora più giù lo scorrere del fiume Ticino) e perchè no facendoci contemporaneamente pure qualche domanda sulle particolarità, le caratteristiche e la struttura in generale. Uno dei principali collegamenti tra Lombardia e Piemonte e un vero e proprio pezzo di storia, ma se si potesse  osservarlo meglio e ripercorrere alcune delle sue principali fasi… detto, fatto, perchè il ponte sul Ticino nei giorni scorsi si è messo in mostra al teatro Iris di Turbigo.

L’opera prima dei bombardamenti del 1944

Un bellissimo modellino di 6,40 metri (non l’attuale, però, è bene precisarlo, bensì quello che c’era prima dei bombardamenti del 1944) a disposizione dei visitatori che hanno così potuto ammirarlo da vicino e conoscere i vari momenti della sua storia (il tutto accompagnato, in parallelo, da un’esposizione documentaria a cura di Giuseppe Grigolon e Gianfranco Martelli del Gruppo Storico Archeologico Galliatese, con la collaborazione di Fabio Clerici). «L’idea nasce da una ricerca legata al nostro territorio (io sono di Romentino) per quanto concerne il periodo della Seconda Guerra Mondiale – spiega Alessandro Schirone, l’autore appunto del modellino – Da qui, pertanto, siamo partiti e ci siamo messi al lavoro per riprodurre l’opera durante l’accampamento tedesco ed il Secondo Conflitto Mondiale. Per quanto concerne, poi, le caratteristiche tecniche, è lungo 6,40 metri per 150 circa ed è composto dalla sponda piemontese e lombarda e dalle tre parti del ponte. Mentre i materiali sono generici, in quanto ho usato legno, plastiche, resine, polistirolo, ecc… fino ai kit che sono i tradizionali che si comprano nei negozi di modellismo».

Un anno circa di lavoro per la realizzarlo

Un impegno praticamente costante e quotidiano, che è durato un anno e che ha visto più fasi. «Inizialmente, infatti, siamo andati all’archivio storico di Novara, per prendere le misure e i disegni originali e poi rapportarli in scala – continua – Successivamente è stato il momento di dare forma al modellino: io mi sono occupato della parte territoriale, un mio carissimo amico della Sardegna (Manolo Garau), invece, ha realizzato tutto ciò che sta sopra, ossia mezzi e figurini”. Un lavoro, alla fine, di concentrazione, attenzione e in modo particolare tanta pazienza. “Già – conclude Schirone – Durante la creazione, ad esempio, mi sono trovato a dover rifare alcuni pezzi, perchè avevo notato dei particolari che non rispecchiavano l’originale. Ma ce l’abbiamo fatta e adesso vederlo pronto è una grande soddisfazione e un’emozione».

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