Undici ore di attesa al pronto soccorso di Legnano: l’odissea di una paziente

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LEGNANOAttese infinite, anche dalla mattina alla sera inoltrata, per una visita al pronto soccorso dell’ospedale di Legnano. Il problema non è nuovo, anzi: il pronto soccorso cittadino è preso d’assalto ogni giorno da una moltitudine di utenti, con diverse necessità e urgenze, dai codici rossi ai gialli, ai verdi. E i sindacati lamentano da tempo l’insufficienza del personale. È però il familiare di una paziente a raccontare i ritardi in prima persona: Roberto Morlacchi, consigliere comunale di San Vittore Olona, che così riepiloga la sua vicenda, che definisce «un’odissea», vissuta martedì scorso, 16 agosto.

«Letti tutti occupati e pazienti sulle barelle»

Alle ore 10.10 accesso al triage del pronto soccorso dell’ospedale di Legnano, accettazione e attribuzione di codice verde alla paziente. Passa il tempo e alle 21.35, dopo che dal codice verde alla paziente viene attribuito il codice giallo, finalmente la visita da parte di un medico del pronto soccorso. In sintesi, la paziente ha atteso 11 ore e 20 minuti prima di essere visitata.

Non si pensi a un caso isolato: almeno altre 7 persone hanno sopportato attese simili per le prestazioni di Medicina in quanto dalle 10.10 fino alle 21.35 nessun paziente che necessitava di tale specialità è stato chiamato a visita. Tutti in sala di attesa. Nel frattempo, moltissime persone chiedevano al triage notizie di pazienti giunti al pronto soccorso nei giorni precedenti, anche due o tre giorni, e gli veniva risposto che appena si fosse liberato un letto sarebbero stati trasferiti in reparto.

La paziente della quale si parla non era in grado di camminare autonomamente: provvedevo quindi ad accompagnarla all’interno del pronto soccorso. Qui ogni spazio possibile era occupato da letti ove stazionavano i degenti, alcuni anche sulle barelle perché i letti erano tutti occupati.

«Personale ok. È il sistema che non funziona»

Precisiamo da subito una cosa importante. Nulla da dire sull’operato e la professionalità degli operatori sanitari, dagli infermieri ai medici, che non hanno alcuna responsabilità in ordine ai disservizi, imputabili a un modello organizzativo della sanità che non funziona, altrimenti non avremmo attese così lunghe per prestazioni di pronto soccorso.

Non è possibile che un utente in media attenda 6-7 ore, con punte di 12, per essere visitato da un medico. Questo non è dare un servizio di pronto soccorso. I cittadini hanno diritto di vedere soddisfatta la loro legittima richiesta di cure in tempi ragionevoli, se ciò sistematicamente non accade occorre chiedersi quali siano le ragioni.

Non dobbiamo poi sottacere lo stress cui sono sottoposti gli operatori sanitari dovuto al carico di lavoro che ognuno di loro è chiamato ad evadere, talvolta in una situazione di tensione generata dalle lunghe attese, che può essere foriera di errori.

«Esami impossibili in tempi brevi»

Ma la vicenda ha un ulteriore aspetto paradossale. La paziente viene dimessa il giorno successivo e le viene prescritta una risonanza magnetica urgente da effettuarsi entro 72 ore. L’ospedale di Legnano non ha disponibilità di effettuare la risonanza magnetica con il Servizio sanitario nazionale nelle 72 ore, così come tutti gli ospedali della zona; al contrario privatamente, pagando circa 150 euro, la disponibilità per la risonanza ci sarebbe nei tempi richiesti. Anche questo aspetto andrebbe indagato.

Tiriamo le fila di un discorso forse lungo ma necessario. Abbiamo un pronto soccorso che non è in grado di soddisfare i bisogni degli utenti in tempi ragionevoli, e la situazione peggiorerà vista la chiusura dei servizi di pronto soccorso di ospedali in comuni vicini a Legnano. Abbiamo un ospedale bellissimo ma che è carente di posti letto e i pazienti rimangono per giorni ricoverati al pronto soccorso. Abbiamo il vecchio ospedale vuoto e abbandonato da oltre 10 anni, forse dismesso troppo in fretta: sorge il dubbio che qualcuno abbia sbagliato a far di conto se ora i posti letto mancano.

«Prestazioni specialistiche oltre l’anno»

Abbiamo liste di attesa per prestazioni diagnostiche specialistiche che superano l’anno, non siamo in grado di soddisfare le urgenze e i cittadini (quelli che possono) sono costretti a ricorrere a prestazioni a pagamento. Oggettivamente questo modello di sanità non risponde ai bisogni dei cittadini e i costi di una carenza di servizi non può gravare su di essi.

Invito tutte le forze politiche a farsi carico di tali questioni, a porre in cima alla loro agenda la questione Sanità, a impegnarsi a potenziare il servizio di pronto soccorso e a creare le condizioni affinché le liste di attesa per visite ed esami si dimezzino. Le opere faraoniche possono aspettare: prima pensiamo alla sanità e al soddisfacimento dei bisogni primari e costituzionalmente garantiti dei cittadini.

Avv. Roberto Morlacchi

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