Univa, la sfida delle imprese del Varesotto ai tempi della Brexit e del coronavirus

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VARESE – «Riportare l’impresa al centro dello sviluppo». Questo l’obiettivo fissato dal presidente di Univa Roberto Grassi durante la conferenza stampa di inizio anno dell’Unione degli industriali. E che dovrà essere essere perseguito seguendo tre driver: internazionalizzazione, innovazione e sostenibilità».

Coronavirus, un problema in più

«Abbiamo più di 50 aziende che hanno sedi commerciali e operative sul territorio cinese – dice Roberto Grassi – La Cina è per noi l’ottavo Paese in termini di importanza. Sotto il profilo sanitario non abbiamo registrato problemi per i nostri associati. Altro discorso invece è l’aspetto economico, sul quale il Coronavirus può impattare negativamente».

La politica italiana, la Brexit e la sfida della Cina

«Dobbiamo dare alle nostre imprese tutti quegli elementi necessari per poter affrontare le sfide dell’economia – ha spiegato Roberto Grassi – Governo e opposizione continuano a essere in campagna elettorale a scapito di una programmazione politica ed economica sul medio e lungo periodo. Purtroppo notiamo che si va avanti più per i “like”, che per programmazione». E il rallentamento economico è certificato da numeri e dati visto che il Pil è attorno allo zero».

E la Brexit? «Un avvenimento che ha influito sul calo delle esportazioni. Abbiamo registrato avuto una diminuzione dell’export verso l’Inghilterra – ha proseguito il presidente di Univa – mentre sullo scenario mondiale dobbiamo fare i conti con la questione dazi e affrontare la sfida lanciata dalla Cina pronta a insidiare le leadership di America ed Europa sotto il profilo tecnologico».

La rotta tracciata da seguire

Una situazione complessa, davanti alla quale Grassi focalizza l’obiettivo: «Sono tre le stelle polari da seguire. La prima è l’internazionalizzazione, sotto il profilo industriale e che non può prescindere dall’aeroporto di Malpensa, il quale resta un’opportunità e non un problema. Lo scalo da solo però non basta. Occorre quindi lavorare per migliorare i collegamenti con l’intero territorio, compresa la Svizzera».

L’innovazione, la digitalizzazione e la formazione che non possono prescindere dagli investimenti sui giovani e sulle generazioni future. «Univa – continua Grassi – è presente in 5 Fondazioni Its, che offrono percorsi formativi in grado di garantire un’altissima percentuale di ingresso nel mondo del lavoro al termine del percorso. Oltre a contare sul ruolo strategico della Liuc». L’Unione degli industriali poi investe anche su una serie di progetti didattici che coinvolgono scuole elementari e medie, oltre ai centri di ricerca. Ma tutto questo non basta «se le aziende non si aprono all’Industry 4.0 lasciandosi contaminare dai processi innovativi e tecnologici».

Il terzo driver strategico è la sostenibilità. Che deve essere economica, ambientale e sociale. «Tre livelli legati tra loro», ha proseguito Grassi ricordando, tra gli altri, i progetti portati avanti con il Centro tessile cotoniero sull’aspetto dell’economia circolare.

Servono certezze per poter programmare

Il 2019 è stato un anno meno brillante rispetto al 2018 anche per mancanza di chiarezza sull’Industry 4.0, ad esempio, rispetto alla quale non c’era alcuna certezza sugli investimenti. E ciò ha messo gli imprenditori nella condizione di non poter fare programmazione. «La certezza delle regole anche in campo industriale ed economico è di fondamentale importanza – ha dichiarato Vittorio Gandini, direttore di Univa– Avere un panorama relativamente certo fa la differenza. Detto questo però nella nostra provincia il tessuto imprenditoriale continua a dare segnali confortanti sotto il profilo degli investimenti, seppur in quadro generale che, in questo momento, suggerisce prudenza».

Anno 2019: andamento stabile

«L’ultimo trimestre ha rilevato un andamento della produzione più stabile di quanto ci si attendeva tre mesi fa – ha spiegato Paola Margnini, responsabile Ufficio studi di Univa – Il 28% delle imprese ha visto aumentare la propria produzione, il 33% ha registrato una riduzione e il 38% ha confermato i livelli produttivi». Le previsioni sulla produzione per il primo trimestre 2020 non mostrano una direzione univoca: il 56,2% si aspetta infatti una stabilizzazione della produzione, a fronte del 27,1% che si attende un aumento e del 16,7% che ha invece una visione negativa per il breve termine.

L’export, nei primi 9 mesi del 2019 ha segnato meno 8,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sul dato incide l’andamento del settore aeronautico, che ha registrato una flessione nelle esportazioni, ma che va letta nell’arco del biennio. Positive invece le percentuali dei comparti alimentari (5,6% in più) e dei macchinari (quasi 3% in più). Diminuiscono, anche se di poco, gli investimenti e sul 2020 il 63% delle aziende hanno previsto piani di investimento.

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