Ursula, la signora della nuova Europa

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di Antonio Laurenzano

Sta per nascere la nuova Europa, quella di Ursula von der Leyen, la prima donna a presiedere la Commissione europea. La neo presidente, esponente di punta della CdU, delfina della cancelliera Angela Merkel, ha presentato a Strasburgo la sua “squadra” di 27 commissari che, dopo l’imprimatur dell’Europarlamento, entrerà in carica a Bruxelles il prossimo 1° novembre, subentrando a quella di Jean-Claude Junker. Al via una legislatura con priorità ridisegnate nella consapevolezza di un cambio di passo dell’Europa, una necessità legata in particolare alla riforma del sistema decisionale e di governance dell’Unione per modificare i rapporti di potere, oggi fortemente sbilanciati, tra gli Stati membri e le istituzioni europee.

Molte le questioni aperte che attendono radicali risposte. In primis, il completamento dell’unione bancaria che, con la regolazione delle politiche economiche nazionali, realizzi finalmente l’unione economica e politica a fianco di quella monetaria. E inoltre, la fiscalità europea che elimini ogni forma di distorsione concorrenziale e affronti il tema della tassazione delle grandi imprese multinazionali e dei differenti regimi tributari dell’Eurozona che hanno generato veri e propri paradisi fiscali (Paesi Bassi, Irlanda, Lussemburgo). Nel discorso d’investitura a Strasburgo, un richiamo di Ursula von der Leyen ai valori della millenaria civiltà europea e allo Stato di diritto, “il nostro strumento migliore per difendere la libertà, l’indipendenza e proteggere i più deboli.” Ha tracciato la “via europea” per creare un’Unione più giusta ed egualitaria, per riavvicinare i cittadini europei al progetto comunitario: “Voglio che la mia Commissione segni il cammino dell’Europa con determinazione, offrendo risposte alle domande dei cittadini chiamati a svolgere un ruolo attivo nella costruzione del futuro dell’Unione”. Un’articolata agenda programmatica tesa a favorire crescita, innovazione e sostenibilità sociale con l’obiettivo di rafforzare nel mondo la centralità dell’Europa come leader globale e fattore di stabilità.

Un programma ambizioso. E’ il nuovo che avanza. Ma la strada per la Signora della nuova Europa sarà in salita, dovendo fare i conti con una maggioranza parlamentare frammentata. Il consenso alla sua candidatura è stato molto risicato, le sono mancati non pochi voti del suo potenziale “elettorato” (Popolari, Socialisti e Liberali), oltre a quelli dei Verdi che non è riuscita a sedurre, nonostante significative aperture sull’ambiente, rimediando per la sua elezione una stentata vittoria ai punti grazie ai voti dei grillini italiani e dei sovranisti polacchi, in rotta di collisione con i sovranisti di casa nostra. Voti che avranno un peso specifico nel corso della legislatura.

Il problema di fondo rimane il Patto di stabilità e crescita, croce e delizia della nostra finanza pubblica. Viene invocata una maggiore flessibilità delle regole di bilancio adottate nel 1997, modificarne cioè la rigida applicazione a favore della crescita per un’economia più forte e competitiva. Chiaro sul tema il messaggio inviato dal Presidente Mattarella al recente Forum Ambrosetti di Cernobbio: “Coesione e crescita sono gli obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame delle regole del Patto di stabilità può contribuire a una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca.” Una “golden rule” (regola d’oro) sugli investimenti ritenuti necessari per la crescita economica in un momento di prossima recessione dell’economia tedesca (e di stagnazione di quella italiana). Rafforzare cioè l’Europa, il suo futuro, la sua unità “per percorrere insieme la via europea, perché se siamo uniti all’interno, nessuno ci dividerà dall’esterno.” Parole di Ursula von der Leyen. Auguri, Signora Presidente!

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