L’ex pm varesino Abate rinviato a giudizio. La replica: «Solo calunnie. Lo dimostrerò»

agostino abate

VARESE – L’ex pubblico ministero di Varese Agostino Abate (nella foto), oggi trasferito al tribunale ordinario di Como, è stato rinviato a giudizio dal gup di Brescia. L’ex pm è accusato di abuso d’ufficio e favoreggiamento continuati e minaccia per costringere un teste a commettere un reato. La vicenda, che da anni anima le cronache varesine, è strettamente collegata all’inchiesta aperta da Abate sulle attività della famiglia Polita, in particolare sui fratelli Sandro e Antonello Polita, con fallimento del gruppo Ansafin e al crack della clinica La Quiete, gioiello della sanità varesina oggi chiusa. Ad accusare Abate, in una lunga serie di denunce e esposti, è, da sempre Sandro Polita che, oggi, in una nota esprime soddisfazione per il rinvio a giudizio del magistrato.

Sandro Polita e la sua famiglia sono già stati ammessi parte civile per i gravi e ingenti danni morali e patrimoniali patiti, sia personalmente che dalle proprie aziende, per effetto delle condotte del suddetto ex pubblico ministero e che ammontano a diversi milioni di euro. Con il provvedimento odierno, assunto nei confronti di un magistrato per i gravi reati commessi nell’esercizio delle sue funzioni, viene restituita dignità e fondatezza alle ragioni di Sandro Polita e della sua famiglia, così smentendo definitivamente l’apparente legittimità degli atti e delle scelte di indagine compiute dal dottor Abate, e dunque le decisioni poi su tali basi assunte. Il provvedimento in questione, supportato da eloquenti ordinanze di imputazione coatta del gip di Brescia, è anche il risultato del lavoro di gruppo di persone e professionisti che si sono spesi, anche umanamente, con grande determinazione a cominciare avvocato Oreste Diminioni, dall’avvocato Valerio Onida e dall’avvocato Ivano Chiesa.

Lo stesso Abate ha replicato con un comunicato stampa diffuso in serata nel quale non traspare alcuna preoccupazione ma, anzi, la certezza di poter in questo modo dimostrare in sede giudiziaria l’estraneità ai fatti contestati.

Informo che il GUP in Brescia ha ritenuto necessario il giudizio innanzi al Tribunale per le accuse mossemi da un imputato della nota indagine varesina “la Quiete”, condotta contro Polita Sandro più altri per  numerosi e gravi reati, quali più bancarotte, peculato, corruzione, calunnie, tentate estorsioni ed altro.  La Procura della Repubblica di Brescia aveva già presentato quattro volte richiesta di archiviazione ed  in udienza ha chiesto il mio proscioglimento, ribadendo che gli atti dimostrano che non ho commesso nessuno dei fatti contestatimi e che non ho mai favorito alcuna persona indagata o da indagare.
Sono anni che determinate persone  imputate a Varese muovono false e calunniose accuse presentando decine di denunzie nei miei confronti, tutte archiviate.  Il loro obiettivo è di delegittimare il lavoro fatto in oltre trent’anni a Varese, per garantirsi l’impunità dai reati scoperti nelle indagini da me condotte.
E’ bene ricordare che il Tribunale Civile di Milano,  per i fatti emersi nell’indagine varesina “La Quiete”,  ha già condannato gli amministratori di quelle società a risarcimenti milionari a favore delle stesse società fatte fallire, con  la perdita di tanti posti di lavoro, la scomparsa di imprese sanitarie centenarie, e debiti non onorati verso i fornitori e lo Stato per oltre quaranta milioni di euro.  Il giudizio a Brescia si terrà nell’aprile 2020.  Sarà l’occasione per ribadire la mia totale  estraneità ad ogni accusa e la mia assoluta correttezza personale e professionale, ma anche di far emergere pubblicamente  l’intento calunnioso delle persone interessate ed i gravi comportamenti di altre persone ricoprenti incarichi pubblici che oggettivamente hanno favorito i loro disegni.
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