Varese, dati Covid come montagne russe: 3.000 contagi ma non tutti in 24 ore

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VARESE – Come le montagne russe. Sono così i dati quotidiani sui positivi, che dopo il down di contagi di lunedì 9 novembre (141 in provincia di Varese) hanno registrato un’impennata da paura. Ma da maneggiare con cura. I 3 mila nuovi casi Covid di ieri, martedì 10 novembre, in provincia di Varese hanno fatto sobbalzare tutti. Ma dietro a quel picco che ha fatto schizzare anche il termometro della preoccupazione c’è in realtà una spiegazione, di cui ogni giorno, al momento della consultazione dei dati, è bene tenere conto. Ovvero: il ritardo della filiera con cui i numeri, altissimi, dei tamponi processati vengono caricati.

Il picco anomalo

La spiegazione plausibile e attendibile arriva da Ats Insubria. «I 3.000 nuovi casi di ieri non sono né “tutti di ieri”, né “tutti nuovi” – spiegano da via Ogttorino Rossi – C’è una filiera che processa tutti i numeri relativi a tamponi. E che in soldoni funziona così: i laboratori che analizzano i test caricano i dati sui file di Regione Lombardia  che a sua volta li gira ad Ats. Bisogna tenere presente che stiamo parlando di cifre davvero importanti e che devono fare i conti con i ritardi dei laboratori nel processare un così alto numero di test, con i ritardi nel caricare e trasmettere il tutto in tempo reale. Insomma una macchina complessa». Il che significa che in quel “3.000 da paura” sono stati contati tamponi processati nei giorni precedenti. Spiegazione plausibile se si pensa che due giorni prima il numero dei contagi era precipitato al punto da far quasi tornare il sorriso sui volti di tutti.

Dati settimanali

Altro fattore che quasi certamente ha influito nel caratterizzare il numero da record è dovuto al fatto che Ats Insubria nei punti screening lavora 7 giorni su 7. «Anche il sabato e la domenica – continua il nostro interlocutore – ciò significa quindi che i tamponi del fine settimana vengono processati e caricati nei giorni a seguire. Infatti se si va indietro con le settimane si potrà appurare che il martedì i valori sono in genere più alti».

E la grande instabilità dei numeri quotidiani dà ancora maggiore valore alla scelta di Ats Insubria di diramare dati settimanali: «E’ un arco di tempo né troppo lungo né troppo breve che consente di ragionare su dati più attendibili che disegnano un quadro più vicino alla realtà del momento».

Spiegazioni che non addolciscono la situazione generale, ma che certamente inquadrano meglio quel dato spaventoso. «Che non può essere preso per oro colato anche per un altro motivo molto semplice – continua – ovvero se fossero davvero tutti nuovi casi, significherebbe che dai tamponi effettuati in giorni i positivi sarebbero il 100% visto che quello è il numero di test quotidiani che effettuiamo. Insomma sarebbe un quadro tragico, ma irreale anche nel peggiore scenari immaginato».

Positivi che valgono doppio

Insomma davanti al numero nudo e crudo sui casi nuovi casi Covid bisogna sempre applicare le formule di peso lordo, tara e peso netto. «Questo perché vi sono anche i positivi contati due volte. O meglio, di casi in cui il tampone d’uscita viene effettuato anche  più volte perché il paziente non si negativizza. E questo viene contato sempre come caso positivo».

Resta per il fatto che “fare il tampone” è fondamentale. «E’ vero che fotografa la situazione epidemiologica del momento, ma è l’unico modo per andare a prendere i positivi il prima possibile e isolarli. E in questo siamo l’Ats che sta eseguendo il maggior numero di test. Detto questo, stiamo parlando di una brutta bestia, poiché chi fa oggi il tampone ed è negativo non lo mette al riparo dal fatto che già domani potrebbe scoprirsi positivo».

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