Varese e il traffico: Forza Ovidio

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di Massimo Lodi

In questi giorni di triboli viari, a Varese riscopriamo la virtù d’un animale tanto disprezzato quanto umile. L’asino. É infatti il transfert nella sua tolleranza, remissività, sopportazione a confortarci durante i lunghi incolonnamenti resi necessari dalla chiusura della bretella autostradale. Rallentiamo, aspettiamo, subiamo nella consapevolezza d’un sacrificio utile a posteriori, quando i lavori per realizzare l’ellissi del nuovo largo Flaiano saranno terminati; quando la circolazione in uscita/ingresso cittadino si ottimizzerà; quando la chiusura di questo e altri cantieri ci proietterà finalmente nel futuro dopo decenni trascorsi in un immobilismo di stucchevole ignavia.

Senza proteste resistiamo ciascuno in groppa al suo asino, consolàti dalle Illusioni perdute di Balzac: “La pazienza è ciò che nell’uomo più somiglia al procedimento che la natura usa nelle sue creazioni”. Siccome si sta creando una Varese più funzionale, il dettato letterario ci guida (è il caso di dire) nei percorsi quotidiani. E teniamo a bordo la condiscendenza, non separandocene mai.

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Massimo Lodi

Esiste tuttavia la paura che sia lei a volersi separare da noi. Uno strappo evitabile se fossimo aiutati/soccorsi da buona volontà e perizia dei controllori del traffico. Ovvero: qualche vigile urbano posizionato in confluenze ad alto intasamento (per esempio: incrocio Borri-Gasparotto, rotonde Europa-Gasparotto ed Europa-Uberti, inciampi semaforici Gasparotto-Tasso e Gasparotto-Bellavista) così da regolare manualmente lo scorrimento dei veicoli secondo l’opportunità momentanea. In un’emergenza come l’attuale sembrano insufficienti sia gli automatismi delle precedenze imposti dalla segnaletica, sia gl’inviti della polizia locale a seguire tracciati alternativi a quelli preda del caos.

Vero, come cantava Gaber, che il futuro è qualcosa di raggiungibile alla velocità di sessanta minuti l’ora, per chiunque e qualunque cosa egli faccia. Perciò non vale dannarsi troppo durante un’attesa. Ma sprecare un po’ meno il tempo quando lo si potrebbe usare un po’ meglio appare un proposito ragionevole. Nel derby tra Virgilio (fugit  irreparabile tempus, non c’è rimedio al tempo che passa, quindi rassegniamoci) e Ovidio (tempus edax rerum, il tempo divora le cose, dunque attenzione alle cose che si fanno) il tifo è a favore del secondo. Dovremmo essere tutti d’accordo, a cominciare dagli amministratori civici. E dai loro sottoposti. Forza Ovidio.

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