Varese, il Covid mette in crisi le donne e cala l’occupazione femminile

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VARESE – La crisi dovuta alla pandemia da coronavirus ha messo in ginocchio quasi tutti gli aspetti della vita sociale ed economica, ma a soffrire maggiormente nel mondo del lavoro sono state le donne. Nei primi nove mesi del 202o, infatti, il tasso di occupazione femminile è sceso al 56,3%. A comunicarlo è la Camera di Commercio di Varese che si impegna invece per un sostegno alle imprese in rosa, che secondo gli ultimi dati sono anche più giovani rispetto a quelle maschili.

Donne svantaggiate

Sono 171 mila le donne lavoratrici sul nostro territorio, ma nei primi nove mesi del 2020 il tasso di occupazione è sceso al 56,3%. Arriva quindi il monito della Camera di Commercio di Varese: «Puntare su impresa e lavoro al femminile è necessario per raggiungere la piena identità economica».

L’obiettivo dell’associazione è quindi quello di conferire una concreta identità economica alle donne, a partire dalla valorizzazione del loro ruolo nella società e dallo sviluppo delle loro competenze, con effetti benefici sulla generazione del prodotto interno lordo e la conseguente riduzione del divario di genere. «Oggi più che mai, l’imprenditoria e il lavoro femminili sono strategici per la ripartenza del nostro Paese e, quindi, anche dell’economia varesina», ha spiegato il presidente di Camera di Commercio, Fabio Lunghi.

Puntiamo sulle donne

«Il momento storico ci invita a comprendere di come si abbia bisogno più che mai delle straordinarie potenzialità e del talento delle donne. Occorre favorire la realizzazione di un contesto socioeconomico dove le imprese a guida femminile crescano e, più in generale, si rafforzi il ruolo delle donne». Questo attivando un circolo virtuoso che parta dalla digitalizzazione diffusa, condizione sine qua non per lo sviluppo. Un circolo che, avendo quali elementi cardine la capacità innovativa e le competenze femminili, faccia crescere la loro imprenditorialità e la loro possibilità di giocare un ruolo attivo sul mercato del lavoro per giungere a una piena identità economica delle donne.

Queste parole sono state espresse in occasione della “Giornata Internazionale della Donna 2021” e che accompagnano l’analisi sulla presenza femminile nel sistema economico varesino elaborata dall’Ufficio Studi e Statistica di Camera di Commercio.

Le donne perdono 3 punti percentuali

Ecco quindi che, se negli ultimi anni sul territorio varesino il tasso di occupazione femminile sul nostro territorio era cresciuto fino al 59,6%, nel 2020 le donne varesine hanno subito pesantemente le conseguenze delle difficoltà pandemiche: nei primi tre trimestri dell’anno (ultimi stime Istat disponibili a livello provinciale), la media è calata di oltre 3 punti percentuali, attestandosi al 56,3%.

Aumenta anche il gender gap

Questo a fronte di una diminuzione del tasso di occupazione totale pari a 1,4 punti percentuali, dal 66,7% al 65,3%. Rimane quindi alto il gender gap con la media maschile, che arriva al 74,2%. Un gender gap accentuato dalla circostanza che le donne sono maggiormente occupate nei settori e nelle professioni più colpite dalla crisi: turismo, ristorazione, commercio e servizi in genere. Inoltre, sono più spesso impiegate con contratti a termine e maggiormente esposte ai problemi legati alla conciliazione dei tempi lavoro/famiglia, acuitisi nel 2020. Resta il dato delle 171mila lavoratrici varesine, con una media occupazionale decisamente più alta rispetto a quella italiana, ferma al 50,1%.

Donne e famiglia

Intanto, l’età media della madre al parto si è progressivamente alzata, fino a superare i 32 anni, in linea con il dato nazionale e lombardo. La scelta di costituire una famiglia, poi, vede molte giovani coppie scegliere la strada della convivenza: l’età media del matrimonio è arrivata a sfiorare i 35 anni per le donne e i 39 per gli uomini. Le donne varesine, inoltre, hanno un numero di figli più elevato che in Italia: la media è di 1,35 rispetto alla media nazionale di 1,29. Su questo incidono i posti disponibili negli asili nido, pubblici e privati: in provincia di Varese sono pari al 26,2% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni, mentre in Italia sono al 23%, ben distante dall’obiettivo 33% indicato dall’Accordo Europeo di Lisbona.

Istruzione e formazione

Di rilievo è la circostanza che le nuove generazioni di donne investano sempre di più in istruzione e formazione. Nel complesso sono arrivate a costituire il 55% tra coloro che, in provincia di Varese, posseggono almeno una laurea breve o un titolo di specializzazione di Istituto Tecnico Superiore post diploma. In particolare, tra i laureati varesini del 2019, le donne hanno rappresentato oltre il 57%: sono state in 2.386, sul totale di 4.177 giovani che hanno concluso un percorso universitario.

Infine, le imprese femminili in provincia di Varese a fine 2020 erano 12.088, con un peso pari al 20,7% sul totale di quelle attive sul nostro territorio. L’incidenza dell’imprenditoria femminile varesina risulta in crescita dal 2015 (19,7%), con un picco nel 2019 (20,8%). Un’impresa femminile su quattro opera nel commercio al dettaglio, cui seguono le attività di servizi per la persona (17%) e quelle immobiliari (11%). Le aziende al femminile risultano più giovani: l’11,2% sono guidate da under 35, a fronte di una media dell’8% nel caso di quelle maschili.

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