Maroni si candida sindaco di Varese mentre viene rinviato di nuovo a giudizio

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VARESE – Roberto Maroni si candida a sindaco di Varese nel giorno in cui viene rinviato a  giudizio per la seconda volta. Due vicende giudiziarie praticamente identiche: in entrambi i casi l‘ex Presidente di Regione Lombardia è accusato di aver fatto pressioni, forte del suo ruolo politico, per far assumere un’amica. Lui rigetta le accuse: «Sono vittima di un’ingiustizia» scrive in un post su Facebook prima di annunciare di avere sciolto le riserve e di essere pronto a correre per la poltrona più importante di Palazzo Estense. Una coincidenza che apre a diverse considerazioni politiche e, a quanto sembra, ha subito provocato malumori all’interno della sezione varesina del Carroccio. I militanti dovrebbero incontrare Maroni, lunedì prossimo, in una riunione chiarificatrice.

Pressioni per favorire un’amica

La prima vicenda giudiziaria, costata al neo candidato sindaco di Varese per Lega Salvini, la condanna a un anno in appello, ruota intorno alla figura di Mara Carluccio, che lavorava con lui quando ancora era ministro dell’Interno per poi approdare al vertice di Regione Lombardia. Ieri, martedì 29 settembre, il gup di Milano Sara Cipolla, su richiesta del pubblico ministero Giovanni Polizzi, lo ha rinviato a giudizio con le accuse di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente per un caso del tutto simile. Secondo la procura di Milano Maroni, da governatore lombardo, in scia al ruolo al vertice del governo regionale, avrebbe fatto pressioni sull’allora dg di Infrastrutture Lombarde spa Guido Bonomelli (anche lui rinviato a giudizio ieri) affinché conferisse un incarico pubblico all’architetto Giulia Capel Badino.

Sono vittima di un’ingiustizia

L’ex presidente di Regione Lombardia, oggi in corsa come primo cittadino di Varese, rigetta ogni accusa con il post pubblicato su Facebook:

«Sono stato rinviato a giudizio perché da Governatore avrei favorito l’assegnazione di una consulenza professionale da parte di Iispa. È falso: l’incarico fu assegnato dalla società regionale in data 27 aprile 2018, quando io da oltre due mesi non ero più il Governatore. La società agì dunque in piena autonomia, conferendo un affidamento diretto “sotto soglia” in modo assolutamente regolare: per quel tipo di incarico la legge non prevede alcuna procedura di gara. Andare a processo per un fatto in cui non c’entro nulla mi fa sentire vittima di una vera ingiustizia, come purtroppo accade troppo spesso. Ma ho le spalle larghe, ne ho passate tante e supererò anche questa ennesima ingiustizia. E non intendo rassegnarmi: bisogna tornare a lottare per una giustizia giusta».

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