E’ morto Daverio. Galimberti: «Per lui Varese era la città più bella del mondo»

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VARESE – «Ciao Philippe, addio a un genio che amava Varese e ha fatto amare la bellezza a tutti gli italiani». Con queste parole il sindaco della Città Giardino Davide Galimberti saluta Philippe Daverio (nella foto), storico e critico dell’arte, uomo di straordinaria cultura, scrittore, divulgatore televisivo, profondo conoscitore della storia dell’arte italiana, morto all’età di 71 anni.

Fu chiamato a Gallarate per il Maga

Daverio, di origini alsaziane, era profondamente legato all’Italia e a Varese e alla sua provincia in modo particolare. La famiglia aveva vissuto per alcuni anni a Casciago, mentre a Varese aveva frequentato la Scuola Europea. Qualche anno fa, l’allora sindaco di Gallarate Nicola Mucci, lo aveva contattato per redigere il progetto culturale legato al museo Maga. Sempre a Gallarate è stato spesso ospite a Filosofarti, mentre proprio quest’anno a lui avrebbe dovuto ricevere il Premio Chiara alla carriera.

Varese la città più bella del mondo

«Questo giorno è iniziato con una notizia tragica, la scomparsa di Philippe Daverio. Per moltissimi italiani era una grande personalità, che la televisione ha reso per l’arte quello che Piero Angela è per la scienza e la storia. Io ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo e di apprezzarne la schiettezza e la passione, umana prima che professionale, per la bellezza che arte, natura e città sanno dare al mondo nella nostra vita quotidiana – scrive Galimberti in un bel post pubblicato sul Facebook –  Bellezze che, come diceva lui, bisogna saper raccontare e non dare mai per scontate per non sprecarle. Una volta mi ha detto che per lui Varese era la città più bella del mondo, perché capace di unire tutto quello che riassumeva la sua idea d’Italia. Un concetto racchiuso in una parola che amava: armonia. Penso che Philippe Daverio abbia dato a noi italiani armonia e grazia. E sono certo che ora ne porterà in cielo. Lieve ti sia la terra, Philippe».

Il cordoglio di Fontana e Bruno Galli

«Siamo profondamente addolorati per l’improvvisa notizia della prematura scomparsa dell’amico Philippe Daverio, storico dell’arte, esperto di lingue, di culture e di tradizionali locali, saggista e docente, grande divulgatore colto e raffinato e grande spirito europeista, amante del paradosso e della provocazione intellettuale”. Così, in una nota, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore alla Cultura e Autonomia Stefano Bruno Galli, a nome della Giunta della Regione Lombardia, ricordano Daverio. «Geniale, per certi aspetti unico. Passione e competenza – ha aggiunto Fontana – hanno caratterizzato la sua esistenza, sempre segnata da un’energia e una voglia di fare dirompenti. La Regione e i lombardi lo ricorderanno sempre con affetto e con quella familiarità che sapeva trasmettere in maniera ineguagliabile».

Il progetto Unesco a Castelseprio

«E’ stato un uomo di vasta e approfondita cultura – ha quindi sottolineato Bruno Galli – e ha incarnato sino in fondo lo spirito mitteleuropeo, ha saputo raccontare la nostra Europa dei popoli e delle culture, ha saputo altresì narrare in maniera accessibile a tutti le bellezze lombarde portandole nelle case degli italiani. Era un grande amico della Lombardia e ha sempre dato un contributo concreto, collaborando anche con le istituzioni». L’assessore ha quindi ricordato come, nell’ambito della cerimonia della consegna del premio ‘Rosa Camuna‘, due anni fa,
Philippe Daverio aveva commemorato la figura del grande regista lombardo Ermanno Olmi e la sua sensibilità per la civiltà contadina legata al ‘Grande fiume’ Po. Il professor Daverio ha anche partecipato anche ai progetti di valorizzazione del patrimonio Unesco lombardo, in particolare per quanto attiene all’eredità storica e artistica longobarda, analizzando e raccontando gli affreschi della chiesetta di Santa Maria Foris Portas di Castelseprio. «Proporrò – ha concluso l’assessore – che gli venga intitolata una sala di Palazzo Lombardia o di Palazzo Pirelli per ricordarlo. La scomparsa di Philippe Daverio lascia davvero un grande vuoto, che addolora ognuno di noi: è un colpo al cuore per la nostra cultura».
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