Violenza di genere sul lavoro: poche denunce per paura di perdere il posto

VARESE – Il primo dato è che non c’è un numero preciso di casi di violenza genere sui posti di lavori relativi al Varesotto. Ma non perché la provincia di Varese sia terra immune da questa piaga, bensì perché molto spesso la vittima si ferma a una prima segnalazione. Dopo di che sono il rapporto di lavoro in essere e la paura di perdere il posto a farla da padroni. A mettere sul tavolo questa riflessione è stata Anna Danesi, avvocato e consigliera di parità delle provincia di Varese. La quale ha snocciolato altri dati, più precisi e non meno allarmanti, sull’abbandono del posto di lavoro da parte di lavoratrici mamme per l’impossibilità della conciliazione.

Il convegno

Danesi, la prima consigliera di parità non espressione delle politica di partito, oggi (mercoledì 15 giugno) ha partecipato al convegno promosso dall’Ordini professionali degli Ingegneri e degli Avvocati su “La violenza di genere sui posti di lavori”. Tema delicato, ma purtroppo non superato, tanto che nel terzo millennio i casi di violenza sulle donne, anche fuori dall’ambito lavorativo, sono cronaca quotidiana.

E quando si parla di violenza di genere non bisogna pensare solo a quella fisica. E non è detto che sfoci in omicidio. Ci sono anche forme più subdole come quella psicologica che lascia intatta il fisico, ma lacera l’anima di una donna. E sono tante le forme in cui viene perpetrata.

Il tavolo dei lavori

Ad aprire i lavori della mattinata alle Ville Ponti è stato il presidente di Camera di commercio Fabio Lunghi. E dopo i saluti del “padrone di casa”, moderati dal giornalista Federico Delpiano sono intervenuti Alessandro Castiglioni, presidente Organismo paritetico provinciale; Lilli Viviana Casano, ricercatrice in Diritto del Lavoro, Università degli Studi dell’Insubria (DIDEC) e ADAPT; Chiara Breschi, Contarp Toscana e Comitato Unico di Garanzia INAIL; Anna Danesi, avvocato e Consigliera Pari Opportunità; Paolo Campanini, psicologo del lavoro e PhD medicina del lavoro; Carla Mammone e Rita Somma, consulenti e formatrici della sicurezza, Consigliere Nazionale AiFOS, componenti Sofia-Comitato Donne AiFO.

La difficoltà di conciliare i tempi famiglia – lavoro

Può essere considerata una forma di violenza di genere? In alcuni casi lo è. Ma il dato su quanto sia difficile la conciliazione e quanto l’impossibilità di mediare porti all’abbandono del lavoro deve fare riflettere. I numeri sono stati snocciolati dalla consigliera di parità. Nel 2021 hanno lasciato il lavoro 686 lavoratrici madri con figli da 0 a 3 anni. Un numero inferiore rispetto ai dati del 2020, ma purtroppo in crescita rispetto alla situazione pre-pandemica. Mentre nel 2022 hanno già lasciato 400 lavoratrici, di cui 163 con un’età compresa tra i 29 e i 34 anni e 148 con un’età tra i 34 e 44 anni.