Strage della funivia, sul gestore altre due vecchie indagini. Minacce alla Gip

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BUSTO ARSIZIO – Tragedia Mottarone: sul gestore dell’impianto Luigi Nerini gravano anche due vecchie inchieste per lesioni. Si tratta di due indagini rispettivamente del 2017 e del 2019 quelle in cui Nerini, indagato insieme al direttore di esercizio Enrico Perocchio e al caposervizio Gabriele Tadini per la strage di Stresa costata la vita a 14 persone, risulta coinvolto con l’ipotesi di reato di lesioni colpose. Le indagini sono  relative all’impianto di Alpyland, una pista su rotaia lunga 1.200 metri, in vetta al Mottarone, la cui gestione fa capo ad una società di Verbania riconducibile al proprietario di Ferrovie Mottarone.

Due vecchie indagini su Alpyland

Le due inchieste riguardano il ferimento di un dipendente e di un passeggero durante il funzionamento dell’impianto. Non c’è ovviamente nessun collegamento con il tragico incidente del 23 maggio alla funivia, se non il fatto che gli episodi sono citati nella richiesta di convalida del fermo da parte del Pm, richiesta poi non accolta dal Gip Donatella Banci Bonamici.

Il presidente del Tribunale: solidarietà a Banci

Banci Bonamici, nella tarda serata di sabato 29 maggio, al termine degli interrogatori degli indagati, non aveva convalidato il fermo per Nerini e Perocchio, che erano immediatamente tornati in libertà dopo tre giorni in carcere, disponendo invece gli arresti domiciliari per Tadini. Una decisione che ha scatenato gli utenti dei social che avevano bersagliato il giudice per le indagini preliminari di Verbania con insulti e minacce. In una nota diffusa nella mattinata di oggi, giovedì 3 giugno, il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Maria Montefusco ha espresso «piena e convinta solidarietà» alla gip Banci Bonamici. Il presidente del tribunale scrive come «il clamore mediatico della tragica vicenda e la condivisibile sofferenza per le vittime non giustifichino in alcun modo la vera e propria ‘gogna’ e addirittura le inaccettabili e preoccupanti minacce cui il gip di questo tribunale, per la sola adozione di un atto del proprio ufficio, è stato sottoposto da una parte dell’opinione pubblica», e parla di «esemplare e doveroso impegno profuso in un atto d’ufficio assunto in un’indagine delicata e complessa al solo scopo di accertare la verità».

Chiesto l’incidente probatorio

Marcello Petrillo, avvocato di Tadini, ha infine chiesto oggi al tribunale di Verbania un incidente probatorio per far luce sulle cause della tragedia. Per Perillo si tratta della soluzione migliore e più garantista. Il procuratore Olimpia Bossi, nei giorni scorsi, aveva annunciato che intendeva svolgere l’attività con la formula dell’ accertamento tecnico irripetibile. Secondo l’avvocato, l’incidente probatorio dovrà essere disposto «prima della rimozione della cabina» dal luogo dell’incidente.

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