VISTO&RIVISTO Quando la ragion di Stato giustifica tutto

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di Andrea Minchella

VISTO

VICE-L’UOMO NELL’OMBRA, di Adam McKay (Vice, Stati Uniti 2018, 132 min).

Se “Farenheit 9/11” ci raccontava come la politica americana reagì all’attacco delle Torri Gemelle, questo film ci racconta chi, per davvero, governò gli Stati Uniti durante tutto il confuso e tragico post-11 settembre 2001. Una figura per molti sconosciuta, Dick Cheney fu la testa e la mano, spesso armata, durante tutta la presidenza W.Bush. Una figura oscura su cui McKay riesce a mettere una luce nuova, svelando cosa davvero vuol dire fare politica, cosa vuol dire salvaguardare la propria patria ad ogni costo. Difficile giudicare un politico di questa statura, che nella sua esperienza politica ha visto e affiancato Nixon, Regan, Bush Senior e W.Bush, ma certamente il film può essere considerato, oltre che necessario, un perfetto ritratto non solo di un grande statista, ma anche di un intero periodo storico.

Inutile dire che, probabilmente, senza Bale il film non avrebbe avuto lo stesso impatto. La sua capacità istrionica e camaleontica qui raggiunge un livello superiore. Non solo ingrassato e truccato, Christian Bale muove addirittura la mandibola come Cheney fa quando, molto raramente, parla in pubblico.

Il film è ben scritto ed egregiamente montato. Il ritmo del Cheney sotto George W. Bush è incalzante. Quando Cheney raduna la sua unità di crisi, si riesce a respirare un’asfissiante e claustrofobica tensione che lega indissolubilmente lo spettatore a Cheney/Bale: da quel momento il pubblico, e anche l’intera America, affiderà il proprio destino all’uomo che sembra essere l’unica opportunità per uscire da una tragedia senza precedenti. Per quanto possa suscitare molta critica la politica di reazione di Cheney, la creazione di Guantanamo, la privacy sospesa dei cittadini americani, si pone certamente una giusta riflessione su quanto un politico può spingersi oltre la barriera della legalità. Bale, infatti, verso la fine del racconto, si gira verso la platea e si domanda proprio questo. Lui la risposta la conosce, ovviamente; noi, forse, non siamo pronti, fino in fondo, a rinunciare alle nostre libertà per l’obiettivo comune di sconfiggere, genericamente, il male.

Ottimo Carell nei panni dello spietato Rumsfeld e Rockwell nei panni del leggero W. Bush.

La scelta del flashback rende più strutturato ed umano un personaggio i cui aspetti politici rimangono e rimarranno, nonostante tutto, pieni di ombre.

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RIVISTO

L’UOMO SENZA SONNO, di Brad Anderson (The Machinist, Spagna 2004, 102 min).

Qualcuno doveva uccidere il piccolo Jamie “Jim” Graham del “L’Impero del Sole”. Lo fece lo stesso Christian Bale nel 2004 quando, ormai cresciuto dal film di Spielberg e con un peso che si aggirava sui 55 kg, lasciò il pubblico di tutto il mondo senza fiato per la sua interpretazione “corporale” del folle Trevor nel gigantesco “l’Uomo senza Sonno”. Il film parla di un uomo che, prigioniero delle sue paranoie, vaga per una sperduta città industriale americana, accompagnato dai suoi peggiori fantasmi. La follia visionaria di Bale viene resa ancor più credibile, appunto, grazie ad una forma fisica che rimanda ai corpi devastati dagli olocausti della storia: la smisurata magrezza del protagonista e il buio soffuso di quasi tutto il film diventano le architravi un’opera profonda che consacra Bale come uno dei più grandi attori di tutto il mondo. Solo pochi mesi dopo l’uscita di questo psico-thriller, ritroveremo Bale sul set del rivoluzionario “Batman Begins” con un fisico da guerriero romano per meglio interpretare il supereroe di Gotham City.

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