A Brescia la terza ondata della pandemia: vaccini e zona arancione per contenerla

MILANOLa terza ondata della pandemia è arrivata in provincia di Brescia. E Regione Lombardia corre ai ripari, con un’ordinanza che istituisce una “zona arancione rafforzata” per tutta la provincia di Brescia e per la fascia dei Comuni immediatamente confinanti delle province di Bergamo e Cremona. Ma anche con una nuova strategia per la campagna vaccinale, che verrà rimodulata e concentrata nei Comuni più a rischio come strumento di contenimento della diffusione del Covid.

Il monitoraggio

I dati illustrati in aula al Pirellone dal consulente per la campagna di vaccinazione in Lombardia, l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, mostrano chiaramente che «a Brescia esiste una terza ondata», in quanto si registra «un’incidenza, ovvero un numero di nuovi casi, doppia rispetto al resto delle province lombarde». Più di 300 casi ogni 100mila abitanti, contro i 150 circa della provincia di Varese, che è poco al di sotto della media regionale, ma che da parte sua mostra un incremento di casi rispetto alla settimana scorsa pari a circa il 30%, dato inferiore rispetto alla sola provincia di Cremona.

Brescia fuori controllo

«Allo stato attuale, la situazione è sotto controllo e gestibile, rispetto all’anno scorso, in tutto il territorio regionale, tranne in provincia di Brescia, dove siamo di fronte alla terza ondata della pandemia – le parole chiare di Guido Bertolaso – questo è il punto che va aggredito immediatamente. Il problema principale, soprattutto in questa provincia, è legato alla circolazione della variante inglese, che ha fatto aumentare di parecchio i ricoveri in ospedale e soprattutto nei reparti di rianimazione».

Le misure contro la terza ondata

Così nel Bresciano entrerà in vigore la “zona arancione rafforzata”, che prevede la chiusura delle scuole elementari, dell’infanzia e dei nidi, il divieto di recarsi nelle seconde case e lo smart working obbligatorio nei casi in cui è possibile, oltre all’obbligo a indossare mascherine chirurgiche sui mezzi pubblici e alla chiusura delle attività universitarie in presenza. Ma oltre alle limitazioni della circolazione, la vicepresidente e assessore al welfare Letizia Moratti ha deciso di inaugurare l’uso della «strategia vaccinale come strumento di contenimento della diffusione concentrandosi sui comuni più critici». Come annuncia Bertolaso, «inizieremo dunque a vaccinare nei territori maggiormente colpiti con l’obiettivo di diminuire fortemente i casi e conseguentemente il livello di ospedalizzazione».

Vaccini rimodulati

In generale, l’assessore Moratti parla di «una rimodulazione della strategia vaccinale come strumento prioritario del contenimento del contagio in modo da prevedere o la somministrazione di una sola dose o il posticipo di sei mesi per la sua somministrazione» nei soggetti già guariti. «Un’eventuale risposta positiva ci permetterebbe di avere maggiore disponibilità del vaccino che ad oggi è in misura scarsa». Sulle vaccinazioni agli over 80, invece, Bertolaso ha garantito che «non si ridurrà nemmeno di una unità la somministrazione dei vaccini».

Opposizioni: «Vaccini in ritardo»

Dalle opposizioni in Consiglio regionale arrivano però critiche sulla campagna vaccinale. Samuele Astuti (PD) parla di «pesanti ritardi nell’utilizzo del vaccino Astrazeneca. In Lombardia sono state somministrate solo il 20% delle dosi consegnate, contro il 96% della Toscana e il 38% del Lazio. Il piano Bertolaso non sta funzionando». Per Massimo De Rosa (M5S) invece la «Lombardia è ancora una volta in ritardo, nella lotta al Covid e nel contenimento della pandemia. Mancano prevenzione, tracciamento e controllo. Si rincorre il contagio, provando a mettere una pezza poi, dal momento che non si è in grado di intervenire prima».

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