A Busto il falò della Giöbia a porte chiuse. Il sindaco: «L’anno prossimo ci rifaremo»

BUSTO ARSIZIO – Falò della Giöbia per pochi intimi nel giardino quadrato del Museo del Tessile. Cerimonia in versione ridotta per la tradizione più bustocca che c’è, con lo sguardo in avanti, nella speranza che il fuoco scacci la pandemia e che l’era dei falò a porte chiuse e in diretta streaming possa essere accantonata il più presto possibile. «Ha bruciato bene» la “sentenza” della Regiù della Famiglia Bustocca, Mariella Cozzi Toia. Di buon auspicio per il prosieguo dell’inverno, come vuole la tradizione. Ma soprattutto per il prossimo anno, perché l’auspicio unanime dei presenti è di potersi «ritrovare in mezzo alla gente – se ne fa portavoce il sindaco Emanuele Antonelli – con una bella risottata in piazza».

Il falò

Invece anche quest’anno ha prevalso l’esigenza di evitare assembramenti, e all’ingresso del giardino quadrato del Museo del Tessile c’erano gli agenti di polizia locale a lasciare i curiosi fuori dal cancello. «Una Gioeubia con un solo fantoccio non è “vera” Gioeubia, ma soprattutto non lo è senza le persone, il pubblico, i cittadini, grandi e piccoli – ammette la vicesindaco e assessore alla cultura e all’identità Manuela Maffioli – una formula “ridotta”, che ci ha permesso di non interrompere una tradizione millenaria».

La “vecchia”

Il fantoccio, realizzato dalla Famiglia Bustocca con la collaborazione degli ospiti della comunità Marco Riva di Busto, era stato esposto durante la giornata in piazza Santa Maria. Al calar della sera è stato trasportato al Tessile, per poi essere dato alle fiamme grazie ad una serie di tizzoni ardenti nelle mani del sindaco Antonelli e della Regiù, oltre che della vicesindaco Manuela Maffioli con gli assessori (quasi tutti presenti) e la presidente del consiglio comunale Laura Rogora.

Buon auspicio

All’inizio ha fatto fatica a prendere fuoco – «il tessile di Busto è resistente» la battuta del sindaco Antonelli – poi le fiamme sono salite dritte al cielo e la Giöbia è caduta in avanti, segni che secondo gli esperti della tradizione lasciano ben sperare. «E adesso tutti a mangiare risotto e luganiga». l’invito della vicesindaco Maffioli, che oltre ad unirsi all’auspicio «che sia l’ultima volta con la Giöbia in versione ridotta» ricorda come questa manifestazione sia «la festa identitaria per eccellenza» per la città.

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