A Malpensa un museo per i passeggeri: torna l’arte alla Porta di Milano

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MALPENSA – Torna l’arte a Malpensa: inaugurerà il prossimo 16 maggio la mostra “La magia di un ritorno”, allestita nella Porta di Milano in aeroporto al Terminal 1. L’esposizione, frutto della collaborazione di Sea con il Comune di Milano e curata da Flavio Arensi, propone tutte le sette sculture in pietra de I Sette Savi, realizzate da Fausto Melotti nel 1961.

L’arte per chi parte e arriva

Con questa iniziativa, SEA ribadisce il proprio rapporto privilegiato con l’arte, iniziato sette anni fa con la costruzione de La Soglia Magica, un’opera che è diventata la Porta di Milano, il luogo d’eccellenza dove ospitare eventi espositivi che salutano i passeggeri in arrivo e in partenza dal Terminal 1. Di qui sono passati grandi maestri quali Fausto Melotti, Marino Marini, Gio Ponti, Giuseppe Pellizza da Volpedo, e autori appartenenti al panorama artistico contemporaneo, quali Helidon Xhixha, Carlo Bernardini, Alessandro Busci e altri.
Il gruppo scultoreo torna dunque a Malpensa, con un nuovo allestimento progettato da Michele De Lucchi, a sei anni di distanza della rassegna che, grazie a un attento e accurato restauro, aveva riportato il capolavoro dell’artista trentino allo splendore iniziale, dopo oltre mezzo secolo di oblio. «L’occasione – sottolinea Flavio Arensi – nasce dalla volontà di stabilire un nuovo dibattito intorno al complesso scultoreo, promuovendo al contempo una definitiva collocazione dell’opera. Su iniziativa dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo del Corno, che ha dato la propria disponibilità per il riassetto definitivo del capolavoro di Melotti, gli addetti ai lavori, come gli appassionati, hanno la possibilità di ritrovare i Savi prima di una giusta sistemazione che permetta la continua fruibilità delle pietre, togliendole in maniera ultimativa dai depositi della Città Metropolitana».

Sette statue in pietra

Questa versione dell’opera venne commissionata dal Comune di Milano a Fausto Melotti per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosuè Carducci di via Beroldo, e fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno delle sette sculture, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate; da allora, l’opera giaceva in un deposito del Liceo Classico Giosuè Carducci di Milano, in attesa del suo recupero.
Il gruppo scultoreo de I sette savi nasce da una lunga gestazione. Fu concepito infatti come un insieme di 12 gessi per la sala intitolata “Coerenza dell’uomo” della VI Triennale di Milano del 1959. Di queste, sopravvissero intatte solo sette sculture e questo stesso numero portò Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. L’opera infatti acquisì un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del ‘sette’ che si ritrova in tanta parte della cultura: l’ordine dell’universo secondo la matematica antica, i Sette contro Tebe e la ricorrenza del numero nel pensiero greco, le Sette Odi arabe, le sette meraviglie del mondo, nel Cristianesimo i sette peccati capitali, i sette sacramenti, i vizi e le virtù, e così via fino ai “Sette messaggeri” di Dino Buzzati. Dovendolo ricostruire, l’autore decise quindi di creare sette statue in pietra. Ogni statua è simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico anche della scultura astratta di Melotti. La sequenza si propone come variazione su un tema unico e induce a riflettere sulla compostezza e l’aspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza. Il pubblico ne conosce altre due versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960 e probabilmente modello per quella del Carducci, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano. La versione originaria del 1936 in dodici elementi è andata parzialmente distrutta.

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