A Varese rivolta in Forza Italia: “Candidati imposti dall’alto, non c’è democrazia”

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VARESE – Manca più o meno una settimana alla presentazione delle liste dei candidati per le politiche del 25 settembre e, a Varese, in Forza Italia tira un’aria pesante. “Pesantissima” calca la mano un militante con un passato politico di primo piano che, a Malpensa24, non nasconde la sua solenne incazzatura. Motivo? Il silenzio totale attorno ai nomi di coloro i quali potrebbero o dovrebbero, per conto del partito berlusconiano, rappresentare il territorio alle urne. Silenzio con sorprese al veleno. Sì, perché un paio di giorni fa qualcuno della sezione provinciale è stato chiamato dai vertici regionali per sottoscrivere ufficialmente il proprio impegno a candidarsi. “Una chiamata alla chetichella, senza che il direttivo locale ne fosse al corrente, senza che nessuno di noi avesse potuto, com’è logico che sia in democrazia, partecipare alla scelta dei possibili candidati” tuonano da più parti dentro Forza Italia. “E senza che i diretti interessati avessero la compiacenza di avvisare i colleghi delle altre sezioni” si incalza con irritazione.

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Pietro Zappamiglio

Le firme di accettazione sono quelle di Pietro Zappamiglio, primo cittadino di Gorla Maggiore, area ciellina vicino all’ex coordinatore lombardo Massimiliamo Salini, e di Simone Longhini, consigliere comunale a Palazzo Estense dove era già stato assessore con Attilio Fontana sindaco. Una sorpresa, dicevamo. Per le modalità di selezione, per la decisione arrivata dall’alto, per aver tagliato fuori di schianto il resto del partito. Lega e Fratelli d’Italia, alleati dei berlusconiani nel centrodestra, hanno presentato una rosa di nomi da cui scegliere gli eventuali candidati. Forza Italia si sta muovendo in modo verticistico. Come è sempre accaduto nel Varesotto, dai primi anni Novanta fino ad oggi nell’imminenza delle elezioni: Varese collegio di conquista di una miriade di paracadutati.

La tensione era già alta fin da luglio. Quando il direttivo azzurro si riunì via zoom per definire e sostenere la candidatura di Giacomo Caliendo, commissario provinciale nominato all’indomani del colossale pasticcio giudiziario della Mensa dei poveri: arresti a raffica e partito decapitato di netto. Caliendo, pur essendo milanese, è spinto alle elezioni da tutto il partito, seppure tra mugugni, proteste e, appunto, disagio diffuso. Subito dopo arriva la notizia che Giusy Versace, imposta ed eletta a Varese, ha deciso di sbattere la porta. “A Milano le hanno detto che la sua riconferma non era affatto sicura. E lei se n’è andata” spiegano da Forza Italia. Insomma, una mera questione di posti che nessuno le ha garantito. Ma i posti sono importanti in una elezione come questa, dove a scegliere i candidati sono le segreterie e non i cittadini. Una schiera di nominati, non certo di eletti che fanno riferimento soltanto ai capi. Figurarsi in un “partito azienda”. Senza scordarsi le altre fughe eccellenti da Forza Italia Varese. Una su tutte: quella di Marco Riganti, una persona per bene che ha deciso di restituire la tessere in disaccordo con la linea politica, non certo per pretese di altro tipo che, lo dice la sua storia, non gli sono mai interessate.

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Simone Longhini

In questo scenario si arriva alla vigilia di Ferragosto. “Senza che nessuno, ma proprio nessuno, tanto meno Caliendo, si sia fatto vivo per illustrarci che cosa sta accadendo”. Così la rabbia cresce. A Varese, e soprattutto a Busto Arsizio e Gallarate, città che da sole forniscono la metà dei voti di Forza Italia in tutta la provincia. Così si viene a sapere di Pietro Zappamiglio e Simone Longhini, “i prescelti”, non si sa da chi. Cielle? Ma anche no. E Longhini? Un passato in Agorà, la discussa componente del ras Nino Caianiello, e ora indicato a rappresentare Forza Italia alle elezioni. E gli altri? Chi saranno i capilista? Ennesimi paracadutati? “A questo gioco non ci stiamo più” sottolinea con determinazione un esponente forzista, che ripone l’accento sul diritto/dovere di partecipare alle scelte. La sensazione è che la sua voce verrà subito spenta appena arriverà al cancello della villa di Arcore.

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