Accam, Picco (Magnago): «No al nuovo piano, tradisce la mission societaria»

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MAGNAGO – Il nuovo piano industriale di Accam approvato dall’assemblea dei soci il 30 aprile porta la società fuori dai binari della sua mission aziendale e apre pericolosamente ai privati. Con queste ragioni il sindaco di Magnago, Carla Picco, motiva oggi, a una settimana di distanza dall’assemblea, il suo voto contrario. A partire da un dato di natura tecnica: «Il piano industriale – esordisce Picco – obbliga i Comuni soci a concedere fidejussioni per sostenere i futuri investimenti. Il nostro regolamento di contabilità non consente, in tali casi, il rilascio di fidejussioni. Al di là di quanto previsto dal vigente regolamento comunale, non intendo procedere in tale direzione, né ho mandato dal Consiglio comunale per farlo».

«Di questo passo, società sotto il controllo di privati»

Secondo il capo dell’Amministrazione magnaghese, il piano «presenta un forte disallineamento dalla mission originale, ovvero quella di fornire servizi in primis ai Comuni soci. La società, invece di perseguire un ritorno alla modalità in house, orienta i propri servizi verso privati, perché in grado di garantire flussi di rifiuti con tipologie più remunerative. È comprensibile – ammette Picco – che si voglia tentare di salvare la società puntando al massimo profitto, fino a raggiungere la quota del 43% sul totale dei rifiuti inceneriti coperta dai rifiuti speciali conferiti dalla società Ecoeridania. Con queste premesse – aggiunge – nulla ci impedisce di pensare che il secondo socio di Accam, dopo il Comune di Busto Arsizio, diventerà proprio la Ecoeridania». Di qui, afferma il sindaco, il rischio che «si perda il controllo pubblico di una società che occupa un ambito strategico per il comparto dell’Alto Milanese e Basso Varesotto».

«Sparita la proposta di gestione integrata dei rifiuti»

Ancora, «nel piano industriale proposto scompare qualunque riferimento alla possibile costituzione di una NewCo in grado di garantire un sistema integrato dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento finale. Né sono indicati investimenti per nuove attività di trattamento dei rifiuti che indichino la volontà di trasformazione della società nella direzione della gestione integrata. I colloqui con Aemme Linea Ambiente si sono interrotti – lamenta Carla Picco – e non abbiamo notizie di colloqui con Agesp. Grande è la stima per il presidente Angelo Bellora e la considerazione per il gran lavoro svolto, ma non possiamo in alcun modo accettare questo proposta di piano». Il sindaco sottolinea poi come il suo Comune abbia sempre rispettato i tempi dei pagamenti: «Tale correttezza – attacca – non è stata perseguita da tutti i soci, tanto che ci siamo trovati a dover pagare gli interessi legati ai ritardati pagamenti di alcuni Comuni. Mai un centesimo di rimborso è stato riconosciuto al nostro Comune, né un albero ci è stato dato di compensazione ambientale. Eppure l’impianto sorge al confine del nostro territorio, che ne subisce le ricadute ambientali insieme a Busto Arsizio. A tutela e salvaguardia di Magnago – è la conclusione – mai cederemo le nostre quote societarie: non rinunceremo alla possibilità di sedere in assemblea e poter esprimere le nostre opinioni, né rinunceremo a difendere il nostro territorio».

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