All’ospedale di Varese nasce il Cancer center. Dehò: «Nuove possibilità di cura»

varese federico dehò

VARESE – Federico Dehò si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano nel 2001. E’ stato Aiuto Primariale e Responsabile di Unità Funzionale all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, fino a fine ottobre 2019. Per poi passare al Circolo di Varese dove è primario del reparto di Urologia. Nel 2018 ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a Professore di II fascia di Urologia e, dal 2019, è professore a contratto dell’Università dell’Insubria.

Dehò, anche l’ospedale di circolo sta tornando alla normalità operativa. Come ha vissuto l’emergenza Covid il reparto che dirige? 
«Uso un termine poco medico per far capire bene la situazione: “Abbiamo tenuto botta”. E’ chiaro che anche la nostra Unità operativa si è dovuta adeguare alle esigenze e urgenze imposte della pandemia. Siamo passati da 26 a 11 letti e anche il personale medico e infermieristico ha collaborato con i reparti Covid. Però non abbiamo mai bloccato l’attività, abbiamo operato i casi urgenti e non rinviabili seguendo le linee oncologiche di Regione Lombardia. Sono state settimane molto complicate, ma abbiamo resistito anche grazie a un ottimo senso di appartenenza alla squadra».

Il Covid ha lasciato ancora qualche coda?
«Abbiamo la chirurgia meno urgente che auspichiamo di portare a pari nelle prossime settimane, poiché la riduzione dell’utilizzo delle sale operatorie ha influito sull’attività ospedaliera quotidiana».

 varese ospedale cura dehò

Tornare alla normalità, oltre alla riduzione degli interventi di chirurgia minore in lista di attesa, cosa significa dopo la grande emergenza? 
«Riprendere in maniera più decisa ciò che durante il Covid non è stato possibile portare avanti o è stato portato avanti, per forza di cose, con meno rapidità. Penso al progetto Cancer center che nasce nell’ottica di mettere i reparti oncologici logisticamente vicini per aumentare la capacità di cura, lo scambio di informazioni tra medici, anche di reparti differenti e poter offrire al paziente un trattamento di cura a 360 gradi».

Il Covid, in qualche modo, modificherà vita, logistica e organizzazione all’interno dell’ospedale e dei singoli reparti? 
«Direi proprio di sì. Si tenga conto che tutta una serie di precauzioni e protezioni venivano adottate anche prima del Covid. La creazione di un cancer center, che comporta la disposizione delle varie chirurgie oncologiche e mediche su un medesimo piano dell’ospedale ci permetterà di curare il paziente all’interno di un percorso Covid free».

Dehò, lei è arrivato a Varese ai primi di novembre. Che realtà ha trovato? 
«Più che trovato diciamo che ne ho avuto conferma. Il Circolo è un ospedale con grandi eccellenze e con un importante tradizione urologica. Supportata da tutte le tecnologie di ultima generazione. Da sempre poi è un centro di altissimo livello sia per l’attività medica che per quella chirurgica e vorrei anche sottolineare la stretta collaborazione con il Centro di procreazione medico assistita del professor Ghezzi. Poi c’è il rapporto con il polo universitario. Ecco lavorare in una struttura dove è presente la rete formativa universitaria fa sì che la ricerca clinica si sposi con la pratica e che ci sia una crescita sia per gli specializzandi e per chi è in formazione, sia per chi all’ospedale vi lavora»

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