«Salute trascurata»: Castano, Canegrate e Rescaldina spiegano il no al piano Accam

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CASTANO PRIMO – Una scelta «di coerenza, trasparenza e di attenzione verso l’intero territorio sotto molteplici aspetti, fra i quali il clima di incertezza e la superficialità talvolta dimostrata nella gestione di questa delicata partita». Così i Comuni di Castano Primo, Canegrate e Rescaldina spiegano oggi, mercoledì 10 marzo, il loro voto contrario alla delibera presentata nell’assemblea dei soci di Accam di sabato scorso, 6 marzo. «Considerando che dell’attuale intervento si è iniziato a discutere a luglio 2020 – si legge in una lunga nota comune delle tre Amministrazioni locali – non possiamo ammettere che ancora oggi si arrivi a porre in votazione un documento che poche Amministrazioni sono riuscite a sottoporre ai propri organi e che, dalla presentazione in assemblea il 2 marzo, ha subìto sostanziali modifiche per arrivare ad essere ulteriormente emendato nella seduta della stessa assemblea del 6 marzo. Evoluzioni in corso d’opera che stridono con una volontà di piena trasparenza e partecipazione fattiva nel risanare concretamente Accam con la collaborazione di tutti i Comuni».

«Usate parole di moda senza azioni concrete»

Nei contenuti, le Amministrazioni Pignatiello, Colombo e Ielo evidenziano quali «aspetti fondamentali» che hanno portato al voto contrario «l’assenza, nella costruzione dell’intero percorso proposto e nella delibera, di riferimenti ai temi ecologico-ambientali, della salute dei cittadini e l’attenzione per il territorio, elementi che per le nostre Amministrazioni dovrebbero costituire i punti di partenza su cui costruire una progettazione di ristrutturazione e risanamento della società. Utilizzare termini che fanno tendenza, come “economia circolare”, che non sono sostenuti da un concreto piano di azioni, è per noi un vano tentativo di celare un sottinteso intento di continuare a bruciare rifiuti, che evidentemente contrasta con quella che una volta era la visione di più Amministrazioni, diretta alla dismissione o quantomeno alla riconversione dell’impianto. La progettualità proposta in assemblea non è né chiara né completa: vengono coinvolti soggetti con ruoli fondamentali, purtroppo senza che però siano state acquisite, con atti formali, le reali disponibilità operative di Amga, Agesp e Cap né si indicano, attraverso un piano di risanamento almeno abbozzato, quali azioni e misure verranno messe in campo per perseguire l’effettivo risanamento economico e ambientale».

«Progetto lacunoso e azzardato»

«Sparita l’indicazione della costituzione di una NewCo – proseguono i tre Comuni dell’Alto Milanese – resta la mera indicazione di un supporto da dette società partecipate che consideriamo un modo semplicistico di individuare la soluzione e intervenire sul problema imminente. Nulla di certo, nulla di definitivo, questo per noi conferma un approccio alla questione troppo aleatorio e generico, creando una situazione di “fiducia in bianco” che le nostre Amministrazioni non sono disposte a firmare al buio». Quanto alla previsione di una bozza di piano da presentare entro il 20 marzo, «ci trova perplessi sulle tempistiche, come sui possibili contenuti che dovranno necessariamente circoscrivere nel brevissimo periodo elementi certi per la risoluzione delle molte e complesse tematiche come la disponibilità del terreno, la necessaria liquidità per continuare l’attività nei prossimi mesi, le vertenze con clienti, fornitori e gestore dell’impianto». Infine, in chiave propositiva, Castano, Canegrate e Rescaldina si dicono «lealmente e responsabilmente sempre disponibili al confronto per lavorare sul destino di Accam, ma soprattutto per sviluppare la sinergia di tutto il territorio affinché si possa concepire per il prossimo futuro un destino differente dell’attuale impianto di Borsano e la gestione del ciclo integrato dei rifiuti virtuosa e lungimirante. Per noi, resta imprescindibile perseguire i princìpi di tutela della salute dei cittadini, così come doveroso è il buon governo in trasparenza delle risorse pubbliche, nell’interesse di tutte le comunità coinvolte».

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