Turbativa d’asta per Amsc, Besani: «C’era un accordo Lega-FI sull’azione di responsabilità»

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MILANO – «Ho scoperto che si ipotizzava una turbativa dopo aver letto gli atti. Non so nulla del bando, mi sono fermato prima». E’ l’avvocato Stefano Besani a testimoniare in aula, lunedì 10 ottobre, nel corso della nuova udienza del processo Mensa dei poveri.

Mi fermai prima del bando

Il punto verte sull’accusa di turbativa relativa al bando per l’individuazione di professionisti “compiacenti”, secondo l’accusa, che avrebbero dovuto scoraggiare l’azione di responsabilità di Amsc nei confronti di alcuni amministratori, tra questi anche Nino Caianiello, con una richiesta danni pari a 28 milioni di euro.
Secondo quanto ricostruito dalla procura di Milano, Caianiello avrebbe manovrato affinché l’azione in questione venisse interrotta per ovvie ragioni. «Era una causa messa in piedi dall’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Guenzani», ha spiegato Besani, per anni avvocato di fiducia del mullah. «Chiedeva 28 milioni di euro per i danni che, a loro dire, avrebbero causato alla municipalizzata gallaratese quando la guidava Caianiello. Io fui incaricato di individuare dei professionisti seri, non compiacenti ma seri, per una valutazione sul da farsi».

Accordo pre-elettorale Lega Forza Italia

A domanda: il sindaco Andrea Cassani sapeva? Besani ha risposto: «La questione Amsc era parte di un accordo pre-elettorale stipulato tra i vertici di Forza Italia e Lega per le elezioni del 2016 e che sicuramente Cassani conosceva. Io mi fermai all’individuazione dei due professionisti. Del bando per l’assegnazione dell’incarico non so nulla, non sapevo nemmeno ci fosse stato un bando». Tanto più che i professionisti in questione diedero parere sfavorevole a Caianiello. La causa, invece, si concluse in modo del tutto contrario: «Amsc chiedeva danni per 28 milioni di euro. Si ritrovò a pagare un milione di euro di spese legali».

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