Andrea Longhi: «La mia Varese Ideale? Più sportiva, sicura e aperta ai turisti»

VARESE – «Abbiamo davanti ancora mesi di grandi sacrifici. La sfida per le società del ghiaccio varesino, però, inizierà quando potremo tornare ad allenarci e giocare nella struttura di via Albani. A patto che si rimanga vivi». Andrea Longhi, pilota d’areo, vicepresidente dei Mastini, nuovo team leader della nazionale paralimpica di sledge hockey e candidato di Varese Ideale, forse perché abituato a vedere il mondo anche dall’alto, guarda avanti. E parte dalle criticità dell’oggi, dove l’obiettivo è programmare una stagione da “nomadi” e resistere. La sua scelta di candidarsi, «per uno come me che non ha mai fatto politica», nasce dalla volontà di mettere a disposizione idee e competenze, «ma anche nuove energie, per costruire una rete tra le società sportive. Aspetto di cui si sente la mancanza, pur avendo in città un panorama ricco e diversificato».

Andrea Longhi, il cantiere del palazzetto procede. Possiamo dire che in fondo al tunnel si vede la luce?
«Diciamo che non ho tempo di alzare la testa per guardare in fondo al tunnel, in questo momento sto lavorando per avviare la stagione. Ci aspettano mesi lontano da “casa” e ci sono difficoltà logistiche ed economiche da superare. Ho un’unica speranza, ovvero che i tempi di costruzione del nuovo Palaghiaccio vengano rispettati. Dopodiché inizia il secondo round di un match difficile per le società del ghiaccio».

In che senso? Il nuovo palazzetto non basta, come sostiene Matteo Bianchi?
«Non è solo una mia paura. L’obiettivo è arrivare ad avere il palazzetto e tutte le società “in vita”, a quel punto avremmo davvero fatto un miracolo. Dopodiché si apre una nuova e complicata pagina per il mondo del ghiaccio. Tutta da scrivere».

Quale? 
«La chiusura del Palaghiaccio e i tanti mesi lontano da Varese hanno falcidiato i settori giovanili, che sono il nostro serbatoio. I Mastini hanno perso il 40% dei ragazzi iscritti, una situazione comune anche alle altre società. Perché è chiaro che una famiglia che lavora, magari con l’aiuto dei nonni, riesce a organizzarsi per portare il proprio figlio in via Albani. Ma se manca la struttura è altrettanto evidente che la scelta cada su altri sport. Senza contare quelli che hanno iniziato a fare hockey e in questi mesi sono passati al basket, al calcio o ad altre discipline. Questi ragazzi non è detto che tornino a frequentare il ghiaccio e, quanto agli altri, è probabile che siano persi per sempre».

Vince il pessimismo, ci pare di capire?
«Assolutamente no. Anche perché Matteo Bianchi, che conosco dai tempi in cui giocavo a hockey, ha dimostrato di avere visione sul mondo dello sport. La proposta di una seconda pista dedicata è la chiara volontà di puntare sugli sport del ghiaccio che hanno molto seguito a Varese. E poi le Olimpiadi sono un’occasione da sfruttare anche sotto il profilo promozionale delle nostre discipline. Però è innegabile che avremo davanti anni complicati in cui, nel fare le squadre, dovremo fare i conti con i “buchi generazionali” creati dal tempo in cui l’impianto è rimasto fermo. Bisognerà quindi ricostruire i settori giovanili. Insomma, un’impresa».

La questione Palaghiaccio è stata il motivo che l’ha spinta a candidarsi oppure è stata solo la “scintilla”?
«Il mio impegno non è per la società della quale sono vicepresidente. Certo, le problematiche di tutte le società del ghiaccio hanno agito da stimolo, ma sullo sport occorre una visione più complessiva. Tra qualche mese avremo il nuovo Palaghiaccio, ma Varese può contare su strutture importanti. Quello che manca sono i link tra le diverse realtà. Mi spiego meglio: Varese può fregiarsi di una Festa del rugby importante. Ecco, perché non mettere in campo una festa di tutti gli sport? E poi credo che servano persone che conoscono il mondo sportivo per riuscire a portare esigenze, problemi e soluzioni dentro il palazzo amministrativo. La distanza tra società e istituzioni va accorciata».

Un novizio come lei come sta vivendo questa nuova esperienza politica? 
«Con entusiasmo, che a me non è mai mancato e che il centrodestra ha recuperato dopo un avvio in sordina. Merito di Matteo Bianchi, che si è calato nel ruolo e sta dando spazio a chi come me “non è dell’ambiente”. Su questo non avevo dubbi; con il nostro candidato c’è grande sintonia anche su altri temi non prettamente sportivi».

Quali? 
«Il rilancio turistico di Varese. Abbiamo tutto per poter puntare sulla ricezione e per valorizzare le nostre bellezze naturali, artistiche e storiche: lo sport in tal senso può essere una leva importante. Ma non parlo solo di quello praticato in strutture sportive, penso all’attività all’aria aperta: le piste ciclabili, ad esempio. Poche realtà in Italia ne hanno belle e lunghe come le nostre eppure, quando ci vai o vengono i turisti, non trovano strutture nelle vicinanze. Ecco, diciamo che ci manca un pezzo per fare il salto di qualità. E poi, se si punta sul turismo, non si può presentare una città insicura. Un tema, tra l’altro, sentito anche dai varesini, che vedono telecamere e presidi di polizia locale che però sono spente e non funzionano oppure sono vuoti. Anche qui serve un cambio di passo. In periferia, ma anche in centro».