Ucciso dal Coronavirus a 37 anni: il calcio piange la morte di Andrea Micheli

Stefano Donati 

‘Stava benissimo, amava la vita, era un godereccio come me, ancora non ci credo’.

Inizia così la telefonata con Cesare Fogliazza, direttore generale della Pergolettese.
Suo nipote, Andrea Micheli, se n’è andato a 37 anni, per colpa di questo maledetto virus.

‘Si è aggravata la situazione dopo 5 giorni di febbre alta. È stato trasferito a Milano, hanno fatto di tutto per salvarlo, era giovanissimo. Hanno provato anche un’operazione disperata e grazie a tutti gli altri organi, che erano sani, sembrava che ce la potesse fare’

Invece non ce l’ha fatta e la favola delle ‘patologie precedenti’ purtroppo resta una favola in molti casi.

Colpito da vicino, anche per la scomparsa del medico sociale Rosario Gentile solo poche ore dopo, Cesare non vuol pensare alla conclusione della stagione sportiva.

‘Ho parlato con il presidente della Lega Pro Ghirelli e gli ho spiegato che pensare al ritorno in campo è una follia. Non autorizzerò i miei giocatori ad allenarsi, a prendere un pullman tutti insieme, penso a quelli che lavorano con noi, massaggiatori, magazzinieri, non voglio prendermi questa responsabilità e tra un mese non sarà cambiato nulla. Questo campionato va chiuso per pandemia. Ci saranno questi mesi di tempo per pensare alla prossima stagione e sistemare tante cose.
Capisco i soldi ma la salute non ha prezzo, manderò un messaggio a tutti gli altri presidenti della Lega Pro, questo campionato non si può concludere. Non ci sono le condizioni per giocare.
Ste, io sono fatto così’.

Ci salutiamo, la chiacchierata mi ha dimostrato che ci sono ancora dirigenti sportivi che hanno a cuore la salute della loro squadra prima dei soldi.

Fossi un giocatore della Pergolettese sarei felice e orgoglioso di avere Cesare Fogliazza come dirigente.

Andrea Micheli CORONAVIRUS-MALPENSA24