Una rete di 50 volontari per sfamare la “prima linea” dell’ospedale di Busto

Uno dei messaggi di ringraziamento che arrivano alla parrocchia di San Giuseppe

BUSTO ARSIZIO – Sono ormai in 50 i volontari impegnati per fare i turni e consegnare cibo agli “angeli” dell’ospedale di Busto Arsizio, in prima linea nella battaglia contro il maledetto virus Covid-19. «Fino al primo aprile siamo coperti tutti i giorni – rivela Mario Cislaghi, ex assessore e volontario della parrocchia di San Giuseppe, il quartiere dell’ospedale da cui la gara di solidarietà ha avuto inizio – e questa esperienza ha rafforzato la rete dei gruppi delle feste. Non siamo solo “quelli delle salamelle”, ma siamo una grande squadra pronta a dare una mano quando c’è bisogno».

L’input del parroco don Giuseppe

Un’iniziativa che è partita da don Giuseppe Tedesco, il parroco di San Giuseppe, e che poi è stata condivisa con il sindaco Emanuele Antonelli e con il gruppo dei volontari delle feste, coordinato da Mario Cislaghi, ex assessore e responsabile della tradizionale sagra di San Giuseppe al parco di viale Stelvio. «Riguarda in primis San Giuseppe perché abbiamo l’ospedale nel nostro quartiere, ma è tutta la città che si è mobilitata per stare vicina ai medici, agli infermieri e al personale sanitario che è in prima linea contro il coronavirus» sottolinea Cislaghi, che passa mezza giornata attaccato al telefono per coordinare i gruppi di volontari. Sono una trentina le realtà parrocchiali, di quartiere e dell’associazionismo sportivo che affiancano i due gruppi di Protezione Civile (Garibaldi e Augustus), la Croce Rossa e gli Alpini che preparano pasti e portano da mangiare a medici e infermieri in ospedale. «In questi giorni di prova per tutti, si sta esprimendo una immensa generosità non solo di parrocchiani ed esercizi della nostra bella Parrocchia di San Giuseppe, ma di tutta la città di Busto» il plauso di don Giuseppe Tedesco, parroco di San Giuseppe, che rivela anche di aver «chiesto ad alcune donne del gruppo di volontariato Se-na-pa di confezionare delle belle mascherine cucite a mano per la Polizia di Stato. Sabato abbiamo consegnato le prime cinquanta, nei prossimi giorni tante ancora. Questa è Busto Arsizio. W Busto e la sua splendida gente dal cuore grande».

Un’esperienza da valorizzare

Ogni giorno c’è un gruppo che si dà da fare per recuperare il cibo da fruttivendoli, bar, gelaterie, pasticcerie, pizzerie, che hanno scelto di partecipare alla rete. «Fino al primo aprile siamo coperti tutti i giorni con pizze, focacce, panini, frutta e dolci, da portare nei reparti Covid, infettivi e rianimazione» fa sapere Mario Cislaghi, che si preoccupa di smistare gli uomini della Prociv a ritirare teglie e pacchi per poi consegnarli in ospedale. «Ma stanno arrivando aiuti un po’ dappertutto, penso ad un bancale di semifreddi tramite il garante dei detenuti, oppure al materiale di cancelleria e ai caricabatterie che hanno portato in parrocchia – rivela l’ex assessore – e se qualcuno vuole unirsi o vuole donare qualcosa, è ben accetto. Per noi di San Giuseppe è una grande soddisfazione, perché ci sentiamo particolarmente vicini all’ospedale e conosciamo personalmente molti medici e infermieri. Quando sarà tutto finito, faremo qualcosa per ringraziare ufficialmente tutti». Ma questa esperienza, aggiunge Cislaghi a nome del coordinamento delle feste, «è da valorizzare e da portare avanti, si è creata una rete che da tanto tempo auspicavamo. Si è concretizzata non in un momento felice ma raccogliamo il buono che viene e andiamo avanti. Ne usciamo più forti e più convinti del nostro ruolo». Non solo salamelle, ma soprattutto un grande cuore, che si mette al servizio della città.

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