Antonelli mette in un angolo consiglieri comunali e partiti. Forte malumore

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BUSTO ARSIZIO – Ma che bella serata. “Mancava soltanto il sindaco”, ipse dixit Massimo Brugnone, consigliere comunale del Partito democratico. Assenza rilevata venerdì 18 gennaio al Teatro Sociale, dove l’esecutivo di Palazzo Gilardoni ha fatto passerella per raccontare due anni e mezzo di mandato amministrativo. Ci sta. Ma che cosa intende dire Brugnone quando sottolinea l’assenza del primo cittadino? Che sul palcoscenico della storica sala di piazza Plebiscito c’era l’assessore ai Lavori Pubblici, delega in capo al sindaco Emanuele Antonelli, ma non la figura istituzionale (e politica) per eccellenza, cioè il numero uno della giunta.
Osservazione che potrebbe trarre in inganno – in effetti, Antonelli era lì – ma che trova un suo perché nelle dimenticanze del primo cittadino rispetto alla politica, ai partiti e, attenzione, ai consiglieri comunali. Preciso l’elenco della spesa sugli interventi realizzati, da realizzare o ancora nelle intenzioni. Inattaccabili le dichiarazioni contro la burocrazia che mette un freno all’operatività amministrativa. Doverosi i ringraziamenti a questo e a quello per la collaborazione. Un po’ meno giustificabili davanti alla platea del Sociale i silenzi su tutto il resto, così che nelle retrovie del teatro serpeggiasse, come si dice, il malumore.

Ci siamo anche noi

Neanche un cenno ai consiglieri comunali, che discutono e approvano le scelte della giunta, si fanno il mazzo nelle commissioni, interagiscano e contribuiscono, praticamente gratis, a tenere in piedi la baracca, compresi sindaco e assessori. Lavoro solo all’apparenza secondario, il loro, poco gratificato e, a questo punto, addirittura messo in un angolo. Possibile? “Non possiamo accettare una simile sottovalutazione” afferma qualcuno della stessa maggioranza di centrodestra. La quale, è bene rammentarlo, ha espresso e puntella l’esecutivo. Seduti in prima fila c’erano Francesco Speroni, segretario della Lega, Carmine Gorrasi, plenipotenziario cittadino di Forza Italia con il suo mentore e dominus provinciale berlusconiano, Nino Caianiello. Ebbene, Antonelli li ha bellamente ignorati, come se la sua nomina a sindaco dipendesse dallo Spirito Santo e non dai suddetti esponenti partitici.

Radici nei partiti

Vero, il sindaco asserisce di essere il politico dell’antipolitica, benché abbia radici ben piantate in Alleanza nazionale e poi nel Pdl, come conferma la sua storia; insomma, arriva da lì e oggi può navigare grazie al sostegno di Lega e Forza Italia. Che, addirittura, l’hanno scelto anche come presidente della Provincia. Una doppia nomina che rafforza la sua posizione, che lo rende per paradosso inattaccabile, ma che nessuno considera intangibile all’infinito. Insomma, una giunta e un sindaco vivono perché lo vogliono i partiti. Punto. Poi nessuno dei diretti interessati lo confermerà mai pubblicamente (per ora) ma il disagio del dopo serata al Sociale era e resta palpabile.

Manca una visione

E se volessimo sfruculiare nel merito dell’evento di venerdì potremmo dare ascolto a chi, addetto ai lavori con cognizione di causa, si dichiara deluso per la mancanza di una visione complessiva sullo sviluppo di Busto Arsizio. Tante belle cose messe in fila, prive però di un progetto complessivo. Se si esclude il Piano delle Nord, varato con merito dall’assessore all’Urbanistica Isabella Tovaglieri, Busto vive alla giornata: un rattoppo qui, un interventino là, un evento di qua, un’iniziativa di là. Gigi Farioli, che in fatto di citazioni è inarrivabile, ricorrerebbe al filosofo danese Kierkegaard : “La nave è in mano al cuoco di bordo, il comandante non dà più la rotta ma dice che cosa mangeremo domani”.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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