AQUILOTTO DELLA VALLE DEL.SEVESO: “Grande Lazio te volemo bene”

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Teodor Nasi

A quattordici minuti dalla fine, Inzaghi sbadiglia, si stiracchia, fa il saluto al sole, si gratta una chiappa e finalmente si sveglia. Fuori Immobile, dentro Caicedo. Poco dopo, già che c’è, fuori Luis Alberto, dentro Milinkovic. Come dire: qui o si vince prima dei rigori, o siamo fritti. E’ tuttavia un fatto che quella che è in campo da questo momento è la miglior formazione possibile della Lazio 2018 – 2019. Stagione difficile, Immobile delusione, stanchezza, presidente tirchio.
La Lazio rinasce. Davanti c’è ora altra gente che corre a testa alta, come fa sempre il Tucu. Decolla e castiga i bergamaschi, che crollano. Si guardano intorno spaesati, provinciali nella capitale. La Lazio dilaga. Tiene palla, mantiene la calma, gioca con dignità, anche se sono tutti stanchi. Poi, come un fulmine prima del tuono, parte la corsa gagliarda di Correa. Salta un nerazzurro spaesato, tunnel a Freuler, fa strisciare a vuoto Gollini e, sempre a testa alta, grida all’Olimpico che questa è stata la sua stagione, il suo anno.
Fino a quel momento una brutta partita. Falli da entrambe le parti, buona parte di quelli dei simil interisti non fischiati. Poiché di qualcosa bisogna pur parlare, diciamo che c’è stato una mano nera a mezz’aria in area biancoceleste ad un certo punto, di uno che stava entrando in scivolata e che avrebbe dovuto, a rigor di ermeneutica colleonese della fattispecie, tenere le mani in tasca. “Albitro skandalosso!”. Spiace sentirlo, perché le porcate peggiori Banti le ha fatte contro gli aquilotti. Ad un certo punto, dalla curva non si capì chi, atterrò il Tucu con una specie di colpo di karatè sul ginocchio. Tamquam non esset per la triade. E altri simili. Non è stata una partita decisa da episodi, ma dal cuore dei laziali tra i denti, dall’imprecisione dell’Atalanta e dalla mossa finale di Inzaghi.
Alla fine Lulic alza la Coppa. La numero sette, come i colli fatali. A pioggerella appena cessata, mentre lo stadio si sgolava su “Lazio sei grande, te volemo bbene!”.

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