Inchiesta tangenti: Gorrasi «Pronto a dimettermi». E a essere ascoltato dal pm

BUSTO ARSIZIOCarmine Gorrasi «Lascerà ogni incarico. Si dimetterà da ogni ruolo sino ad oggi occupato. Questo come segnale di assoluta trasparenza». Lo rende noto Davide Toscani, che di Gorrasi e di Stefano Besani, storico legale di Nino Cainaiello, è il difensore. Gorrasi, che è già stato sollevato dal ruolo di consigliere comunale dal Prefetto di Varese, lascerà anche l’incarico di coordinatore provinciale di Forza Italia, testimone raccolto da Lara Comi, eurodeputata, indagata da oggi mercoledì 15 maggio, da sole due settimane. 

Ricorso al Riesame per l’immediata liberazione

Gorrasi e Besani sono entrambi coinvolti, così come Comi, nella maxi inchiesta che tra tangenti e finanziamenti illeciti ai partiti ha travolto Forza Italia in Lombardia portando all’arresto, una settimana fa, di Nino Cianaiello, plenipotenziario di Fi in provincia di Varese e definito dagli inquirenti “cerniera” tra gli affari varesini e quelli milanesi considerati illeciti per i pm. Gorrasi e Besani si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip: «Non certo per mancanza di volontà di collaborazione – spiega Toscani – L’ordinanza che ha portato all’arresto di entrambi era così corposa da rendere impossibile fornire risposte durante l’interrogatorio senza prima averla analizzata attentamente». Gorrasi di fatto è pronto a «Chiedere di essere ascoltato dal pm – spiega Toscani – Entrambi i miei assistiti respingono ogni addebito. Mai preso un centesimo. Mai fatto parte di un presunto sistema. A Gorrasi in particolare si contesta l’incasso di un finanziamento illecito, ma il presunto finanziamento illecito sarebbe stato destinato a sostenere la campagna elettorale di Angelo Palumbo (eletto consigliere regionale, stando alle carte Caianiello lo preferì a Luca Marsico, consigliere uscente). Il presunto finanziamento non era neanche destinato al mio assistito, qualora ne venisse provata la provenienza illecita».  Sia per Gorrasi che per Besani, entrambi ai domiciliari, è pronto il ricorso al tribunale del Riesame per chiedere «L’immediata liberazione. Non hanno commesso alcun reato, sono incensurati, non sussiste pericolo di fuga, reiterazione del reato oppure rischio di inquinamento delle prove. Non sussistono a nostro parere i presupposti per giustificare una misura di custodia cautelare»

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