L’asilo nido di Somma verso la privatizzazione

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SOMMA LOMBARDO – Il pensionamento del personale esistente, il blocco delle assunzioni, i costi di gestione e l’ottimizzazione del servizio stanno portando l’asilo nido comunale Gemma Missiglia, dopo 40 anni di attività, verso la privatizzazione. Il processo di esternalizzazione infatti, iniziato con una prima forma sperimentale lo scorso anno, dal prossimo settembre subirà un decisivo passo in avanti. «Una scelta inevitabile», spiega il vicesindaco Stefano Aliprandini (Pd), «ma concertata con il personale attraverso un confronto sindacale preventivo».

L’ingresso della cooperativa

Decisivo verso l’esternalizzazione del servizio è stato il pensionamento di tre educatrici che c’erano già nel gennaio 1977 ad accogliere i primi trenta bambini il primo giorno d’apertura della struttura di via Salvioni. Con il loro ritiro dal lavoro il servizio viene così riorganizzato: le sezioni dei piccoli e dei mezzani vengono affidate a una cooperativa, mentre i grandi e il coordinamento dell’intera struttura dipendono ancora dal personale interno. L’appalto comprende la realizzazione di attività secondo il progetto educativo comunale, la cura, assistenza e vigilanza dei bambini compresa l’igiene e la pulizia degli stessi, la somministrazione dei pasti, la cura delle relazioni con le famiglie, la formazione e aggiornamento del personale. L’importo presunto posto a base di gara è di 312.080 euro a fronte di 15604 ore stimate di servizio, comprese le ore di sostegno.

I vantaggi

Le educatrici di cooperativa non hanno vincoli di ore da lavorare fronte bambino a differenza delle operatrici comunali (massimo 6 ore). Su base annua – ricorrendo all’assunzione a tempo determinato – il Comune avrebbe dunque 470 ore in meno da coprire con personale esterno, con una media stimata di almeno 20 euro in più all’ora. L’appaltatore offre inoltre una serie di servizi aggiuntivi, tra cui materiale didattico, progetti innovativi (per esempio portando gli animali in struttura) e il post-asilo (dalle 16.30 alle 18.30). Ma soprattutto, non graveranno più sull’ente pubblico i costi per le sostituzioni delle assenze dovute a malattie e ferie delle educatrici. Costi tutt’altro che trascurabili, se si considera che il tasso di assenteismo al nido era raddoppiato negli ultimi tre anni. E’passato infatti da 183 giorni di assenza nel 2015 a 356 nel 2017.

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