Autonomia regionale, dopo lo stallo riprende il confronto con il governo

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MILANO – “Il clima è molto positivo e soprattutto c’è la volontà di trovare una risposta alle nostre istanze”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commentando l’incontro che riprende il tema dell’Autonomia tra il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, e i governatori di Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.

“L’Autonomia è uno strumento che serve a responsabilizzare chi amministra, non a creare diseguaglianze. E posso dire che, in questo senso, oggi sono stati compiuti passi in avanti. Siamo entrati nel merito delle proposte fatte dal Governo – ha concluso il governatore Fontana – confrontandole alle richieste portate avanti dalle Regioni”.

La questione dell’Autonomia è sul tappeto da diversi anni. Nel 2017 fu oggetto di un referendum in Lombardia, quando era presidente Bobo Maroni, e Veneto. Ora, dopo mesi di inoperatività istituzionale e di incomprensioni con il governo centrale su questo versante, ha riacquistato vigore con l’incontro a Roma. Così che l’onorevole Fabrizio Cecchetti, coordinatore della Lega in Lombardia, abbia modo di commentare: Finalmente il ministro Maria Stella Gelmini ha messo al tavolo i governatori delle Regioni che hanno intrapreso l’iter per avere l’autonomia differenziata. Siamo contenti perché questa è una vittoria politica della Lega, che ha spinto politicamente per avere un’accelerazione nel percorso verso l’autonomia e per arrivare a questo incontro. Adesso davvero non si perda altro tempo: il ministro ha promesso la presentazione del testo in Consiglio dei Ministri prima dell’estate, per cui si vada avanti rapidamente. La Lombardia e le altre Regioni sono pronte a partire. Stupiscono invece le infondate osservazioni che arrivano strumentalmente da sinistra, dalla Cgil a Rifondazione: intanto ci domandiamo se queste persone abbiano letto il testo e se sappiamo che questa richiesta di autonomia differenziata è prevista dalla nostra Costituzione, peraltro da una riforma del titolo V fatta nel 2001 proprio dal solo centrosinistra e poi confermata con il referendum confermativo dai cittadini quello stesso anno. Per cui siamo dentro il perimetro della Costituzione vigente e stiamo facendo quanto richiesto dai cittadini con il referendum del 2001 e poi dai 6 milioni che nel 2017 hanno votato in Lombardia e Veneto per chiedere l’applicazione di questa riforma, che non toglie un euro a nessuno ma semplicemente permetterà alle Regioni interessate di gestirsi direttamente le materie richieste, in un ambito di immutata unità nazionale e di uguali diritti per ogni cittadino di qualunque Regione. 

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