Bandiere a mezz’asta

Un Paese in lutto. Né potrebbe essere in altro modo rispetto agli effetti letali del coronavirus. Le bandiere a mezz’asta, i sindaci con i volti tirati davanti ai loro Municipi, il minuto di silenzio per le tante, troppe vittime dell’epidemia sono la rappresentazione plastica dello tsunami che ha attraversato, e ancora sta attraversando, l’Italia. Il momento collettivo di raccoglimento di oggi, 31 marzo, a mezzogiorno è un gesto che richiama il dolore di tutti e, a un tempo, è un appello all’unità. “Nessuno si salva da solo” avverte Papa Francesco. Vero, terribilmente vero ci viene da scrivere. Finiti i raduni emozionali sui balconi siamo proiettati nella dura realtà di queste ultime settimane. Ai canti si sostituisce il silenzio.

Qualcuno potrebbe pensare che non sono simili manifestazioni a risolvere una situazione complessa, difficile, imprevista e che rischia di sfuggire di mano. Ci vogliono decisioni e atti concreti. D’accordo, siamo arrivati tardi con le mascherine e i presidi di sicurezza personale per medici e infermieri. I reparti di terapia intensiva sono stati ricostruiti da zero. Gli ospedali completamente rivoluzionati per fare posto ai pazienti di Covid-19. Forse alcune situazioni sono state sottovalutate e alcune scelte sono state sbagliate. Uno studio dell’Università di Harvard boccia l’approccio lombardo al coronavirus. Lo pubblica Il Sole 24 Ore e apre una finestra su possibili errori di valutazione che hanno complicato l’intera faccenda.

Sarebbe dovuta essere “poco più di un’influenza”. Invece la Lombardia è stata presa di sorpresa da un evento ampio e dalle conseguenze drammatiche, che ha colpito in più punti della regione e con una velocità straordinaria. Come straordinaria ci pare essere la capacità di reazione dei lombardi e di gran parte della sua classe dirigente.

Venirne fuori, si deve. E una volta usciti bisognerà pensare alla gestione del dopo, che non sarà né facile né breve. Sufficiente leggere che cosa dicono gli esperti per capire che anche il “dopo” non sarà una passeggiata. Nessuno però ha il diritto di dimenticare fin d’ora coloro che non ce l’hanno fatta. Siamo in lutto. Momenti come quelli di oggi ci aiutano a prendere coscienza del dramma che viviamo, in qualche modo ad elaborarlo e a sentirci più vicini nonostante fisicamente dobbiamo stare lontani. Bandiere a mezz’asta, certo. Ma comunque sia, negli esiti e nel dolore che esse ci pongono davanti agli occhi, per arrivare ai nostri cuori fino a trafiggerli, non significa affatto che dobbiamo chiudere la porta alla speranza.

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