L’INCORNATA Milan-Juve, lo scandalo dei biglietti a peso d’oro

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Pagare 75 euro per un biglietto popolare nel settore dei tifosi ospiti è l’ultima coltellata inflitta al calcio e a tutti gli appassionati di questo sport. Il biglietto in questione è quello di Milan-Juventus in programma domenica 11 novembre alle 20.45 a San Siro. Un acquisto a peso d’oro per chi vorrà gustarsi dal vivo le giocate di Cristiano Ronaldo e del Pipita Higuain. Difficile trovare una parola diversa da indecenza. Una partita di calcio non può costare 75 euro (più un euro di prevendita) per i settori più popolari. La rabbia dei tifosi sta già montando, giustamente. Il tifoso di calcio, in Italia, continua a essere munto come la più florida mucca da latte. Inaccettabile e se questa è la politica di “ticketing” del nuovo Milan, proprio non ci siamo. Non può essere di certo questa la strada da seguire per alleggerire il bilancio rossonero. Fa impressione solo a parlarne: chiedere 75 euro per un biglietto al terzo anello verde ha tanto il sapore della presa per i fondelli. All’inizio pensavo a una “bufalazza” clamorosa, alle solite fake news. Mi dicevo che era impossibile che qualcuno avesse per davvero tanta faccia tosta da chiedere una somma così sproporzionata per un biglietto dall’anello più alto dello stadio. E poi per una partita di calcio. Una richiesta tanto volgare, quanto purtroppo veritiera. Nessuna fake news: ho verificato sul sito del Milan e la cifra della vergogna è stampata senza imbarazzo, in barba ai tifosi. Il giocattolo prima o poi si romperà: anche i più romantici e appassionati, di questo passo, si stancheranno di essere continuamente dissanguati da richieste totalmente fuori luogo, decontestualizzate. Una sciagura per lo sport più popolare al mondo che dovrebbe avvicinare i tifosi e non farli scappare. Lo si vuol far diventare uno spettacolo alto borghese? Tradire la tradizione popolare di un gioco così diffuso, per la semplicità di poterlo praticare a ogni latitudine e in ogni situazione, è molto pericoloso. Il gioco da parco e da strada per antonomasia scambiato per qualche sport da circolo privato è un errore imperdonabile. Semplicemente, significa non conoscere la radice popolare di questo gioco. Fare affari col calcio ci sta, ma ingannarne il passato vuol dire ignorare la cultura di questo sport. Lo si uccide lentamente, flagellando anche i più appassionati. C’è la bieca convinzione che tanto i tifosi lo stadio lo riempiranno sempre e comunque, soprattutto in occasione delle partite di cartello, eppure fissare quei costi è addirittura amorale. L’unica civile protesta a una situazione del genere è quella di disertare lo stadio, lasciando vuoti i settori più popolari. In una partita del genere, con tutte le televisioni mondiali presenti, l’inquadratura di uno stadio mezzo vuoto è l’onta più grande a danno di chi ha proposto prezzi tanto fuori mercato. Perché la televisione è tutto e presentare un match di cartello, simbolo del calcio italiano, con il deserto dei Tartari sugli spalti, sarebbe un grande imbarazzo. Chissà che non sia la volta buona che i lungimiranti dirigenti del nostro calcio comincino a ravvedersi. Perché le “mucche” magari si sono anche stancate di essere “succhiate” fino al midollo.

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