Bis di Salvini a Varese mentre la Lega ribolle

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Matteo Salvini non molla Varese. Vi fa ritorno dopo esserci già stato una decina di giorni fa, passando per Busto Arsizio e Gallarate. Una doppia presenza che dice molto dell’importanza che la Lega attribuisce al voto di domenica e lunedì prossimi qui, nel capoluogo provinciale, dove un altro Matteo, che di cognome fa Bianchi, cercherà di dare una spallata al centrosinistra, al suo sindaco Davide Galimberti, per riconquistare Palazzo Estense. Ritorno a Varese che, oltre a tirare la volata a Bianchi, afferma un’altra cosa, cioè che sotto il Bernascone l’esito delle urne non è così scontato come, quanto meno sulla carta, lo è nelle altre due città di maggior peso in provincia che vanno al voto, cioè Gallarate e Busto Arsizio.

L’appuntamento col Capitano, mercoledì 29 in piazza XX Settembre, ha dunque un significato politico del tutto particolare, a cominciare dal fatto che la Lega sventola alto il suo vessilo, a conferma che il capoluogo è (era) suo, e nessuno a centrodestra può soltanto pensare di spodestarla. Tant’è vero che, sabato scorso, Giorgia Meloni si è fermata a Busto Arsizio, evitando di fare visita a Varese e, quindi, di togliere la scena alla stessa Lega. Vero anche che Busto rilancia a sindaco Emanuele Antonelli, esponente di Fratelli d’Italia, che la Meloni era lì per lui, ma niente le avrebbe impedito di allungare il suo tour in Lombardia di una ventina di chilometri.

Detto questo, non sono giorni lieti per Salvini. La vicenda del suo amico e capo della cosiddetta Bestia, Luca Morisi, implicato in una storiaccia di droga, e le uscite di Giancarlo Giorgetti che per Roma sembra preferire Carlo Calenda al candidato sindaco del centrodestra e, ancora di più, spende parole per Mario Draghi prossimo inquilino del Quirinale, hanno provocato tensioni a tutti i livelli del centrodestra. Di più, hanno irritato, e non poco, Salvini. Sullo sfondo si intravede la preoccupazione che tutto ciò possa condizionare il flusso di voti presumibilmente in uscita dalla Lega, o verso Fratelli d’Italia o in direzione addirittura di partiti di altri schieramenti.

Facile incolpare giornali e tv, parlando di “schifezza mediatica”. Si tratta comunque di uno scenario che a cinque giorni dal voto risulta pesante da far digerire agli elettori: sul Carroccio qualcosa non va, nonostante si cerchi in tutti i modi di smentire persino l’evidenza. Così che tornino insistenti le voci, non solo malignità, sulle divisioni interne, sulle due Leghe, sulla possibilità addirittura di una scissione.

A complicare il quadro di riferimento subentrano poi gli strascichi della gestione della pandemia in Lombardia. Non è un caso che ad ogni appuntamento politico si tocchi l’argomento Regione, sottolineando l’impegno personale di Attilio Fontana per fronteggiare lo tsunami del virus, nonostante il presidente leghista – a detta dei salviniani – sia stato lasciato solo dal governo centrale. Si tratta di uno sforzo corale di tutta la Lega, non senza qualche ragione, per cancellare gli esiti nefasti dei giorni più oscuri dell’epidemia.

Sufficiente il ritorno di Salvini a Varese per recuperare i consensi necessari a riconquistare il Comune? Domanda pleonastica, al momento. La partita rimane apertissima, Il risultato si giocherà sul filo di una manciata di voti. Proprio quelli che il Capitano intende conquistare o riconquistare con il suo ritorno in città. Nonostante tutto.

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