Draghi sì, Draghi no e il semipresidenzialismo “aumma aumma”

bottini draghi quirinale

di Gian Franco Bottini

Qualche giorno fa, da queste pagine, affermammo il nostro convincimento che Draghi dovesse continuare nelle sue attuali funzioni da Premier, senza improvvidi traslochi al Quirinale, onde evitare turbative in un momento particolarmente complicato per il Paese Un’opinione questa non da tutti condivisa anche su questo giornale, tale da aprire un civile dibattito con un autorevole amico “interventista”, che, a sostegno dell’idea diametralmente opposta alla nostra, citava un libro di recente uscita: “Draghi o il caos”. Un bel titolo che colpisce nel segno, peccato che potrebbe essere buono per sostenere ambedue le posizioni!

Sul tema Quirinale sono già entrati in cucina, per fornire le loro ricette, i grossi cuochi della politica e del giornalismo. Il riferimento gastronomico ci viene da un vecchio leghista che quando una importante questione cominciava a sfrigolare, anche se ancora a fuoco lento, stigmatizzava la situazione con un categorico:”L’è su ul risotu!” Noi, con assoluta modestia, vorremmo perseguire il più limitato risultato di trovare una convergenza di idee almeno su queste pagine.

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Gian Franco Bottini

Una convergenza che ci pare del tutto possibile visto che le ragioni addotte dal collega per un Draghi-Quirinale sono praticamente le stesse da noi addotte per l’ipotesi contraria: saggia gestione covid, PNRR, credibilità internazionale e forza contrattuale, possibilità di leadership in sede europea dopo l’uscita di Merkel, etc. E allora nello sforzo di scoprire l’arcano che possa dare un senso a questa strana dicotomia, ci siamo resi conto che forse sarebbe il caso di rinfrescarci, anche se alla buona, le idee sulle caratteristiche del nostro sistema democratico e sui ruoli dei più importanti attori.

Il nostro è un sistema così detto Presidenziale, che prevede un Presidente eletto dal Parlamento e un Governo, con annesso Premier, indicato dal Presidente stesso ma confermato dal Parlamento. Al Presidente compete il controllo sul rispetto della Carta Costituzionale; al Governo e al suo Capo compete “l’esecutivo”, in tutte le sue forme. Diverso è invece, per esempio, il sistema francese; un “semipresidenzialismo” che prevede un Presidente eletto dal popolo, che a sua volta si sceglie il Premier e il governo, e che con questi si divide i vari compiti legati all’”esecutività”.

Ora noi crediamo che tutto l’equivoco sia nato da una frase del Ministro Giorgetti che per qualche ragione, forse anche ipotizzabile, un giorno sparò una proposta più provocatoria che realistica:”Draghi al Quirinale. Da lì può guidare il convoglio”, Sarebbe come dire: facciamo un semipresidenzialismo de facto,  o forse è meglio dire “aumma aumma”, ipotesi priva di concretezza in quanto, se fosse tentata, sarebbe foriera di legittimi dissensi. D’altra parte, i tempi per una riforma costituzionale non sussistono.

Giusto per farci meglio comprendere: oggi come oggi le questioni interne, e quindi anche tutti i decreti di gestione della pandemia, sono appannaggio di Draghi e non di Mattarella; così come tutto ciò che riguarda il PNRR, la politica estera ed europea in generale, tutto quanto è “esecutivo” insomma, secondo la nostra Costituzione, è responsabilità del governo e quindi del Premier. Pensiamo che nessuno possa negare che questo governo, sicuramente meno litigioso e più fattivo di quelli che l’hanno preceduto, si regga unicamente per la presenza di Draghi e che se tale presenza venisse a mancare si ricadrebbe nel caos precedente, vanificando ogni sacrificio, in un momento topico nel quale il Paese può riemergere o sprofondare.

E allora “Draghi o il caos”: d‘accordo, basta intendersi dove mettere l’Uomo!

Ora il nostro amico appoggia l’idea dei suoi autori preferiti, ipotizzando un Draghi al Quirinale per liberare la politica (si intendono i partiti!) dal suo“condizionamento” che nuocerebbe alla loro necessaria ricostruzione. E tutto questo dovrebbe succedere in un 2022 nel quale (covid a parte!) se ci fosse Garibaldi non potrebbe che dire:”Quì si fa l’Italia o si muore!”

Senza offesa: ci sembra che neanche il miglior Tafazzi avrebbe l’ardire di pensarla n questo modo! E’ una questione di tempi e di priorità e se qualche giorno fa, parlando del Quirinale, affermavamo che “Draghi può attendere” oggi non potremmo che aggiungere che “la politica può attendere”. E riferito al nostro amico interlocutore, dopo aver pensato con calma come opportunamente suggeritoci, non possiamo che assentire: “Draghi o il caos!”

Draghi o il caos. Ecco perché

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