Crisi Sap, Lonate apre a una fusione con società esterne. Minoranze contro

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LONATE POZZOLO – «Apriamo a una forma di aggregazione con società pubbliche più grosse, che svolgano attività analoghe a Sap». È ancora al centro delle attenzioni la partecipata che gestisce i rifiuti a Lonate Pozzolo e a Ferno. Ieri, 29 novembre, in consiglio comunale l’assessore lonatese Angelo Ferrario (Bilancio) ha messo sul tavolo «l’ipotesi di una fusione, che aiuterebbe a ottimizzare il servizio». Da un punto di vista economico, in particolare. I conti della municipalizzata infatti non tornano: il rischio che anche quest’anno chiuda in perdita è, di fatto, una certezza. Quindi i Comuni – Ferno compreso – corrono ai ripari. Con un prezzo da pagare: se così fosse, Sap non esisterebbe più.

I timori della minoranza

Va detto: è tutto da valutare. Mentre dal fronte della minoranza si prova a mettere le mani avanti. Come ha spiegato il consigliere Mauro Andreoli, concentrandosi su due punti. Da una parte, «la tutela dei posti di lavoro, che è imprescindibile». Dall’altra, l’effettiva analisi di questa soluzione: «Se Sap dovesse essere un carrozzone che non offre più un servizio, ben vengano soluzioni allora. Ma non vorrei che poi, facendo parte di un gruppo più ampio, noi ci ritrovassimo a guardare le scelte che prende qualcun altro». Un modo per dire che «quando non avremo più la partecipata, l’avremo persa: ci penserei bene, magari con un percorso condiviso, prima di aggregare un patrimonio che è nostro». Più tagliente Ausilia Angelino: «Come l’Unione, si vuole smembrare anche Sap. Ci stiamo già guardando intorno: non vi rimane altro da distruggere?». Una domanda, provocatoria, che genera altre domande: «State valutando bene? Io prima aiuterei Sap, per fare in modo che resti nostra».

La ricerca di soluzioni

Il sindaco Nadia Rosa ha messo subito un paletto: «Invito a non confondere l’Unione con Sap». La prima è stata «una scelta di Lonate di recedere». La seconda invece è «una società, con i Comuni soci che stanno pensando – in condivisione – a un’aggregazione con un soggetto esterno pubblico». A farle eco, Ferrario: «In un’operazione che non può che portare vantaggi, è fondamentale la salvaguardia dei posti di lavoro», ha confermato. «Al momento la società ha sempre chiuso in perdita, da quando ha perso la gestione dell’acqua potabile e delle aree delocalizzate. Non si riesce a trovare un equilibrio». L’anno scorso era andata in pareggio grazie ai contributi dei due Comuni, «ma valeva solo per il periodo di emergenza: ora non si può fare. Come non si possono inventare diversi lavori, rispetto a quelli a cui è destinata Sap, per aumentare il fatturato». Insomma, una serie di circostanze che portano a valutare una soluzione alternativa.

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