Inutile referendum: cittadini come “utili idioti” dei partiti

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di Gian Franco Bottini

L’adesione nazionale al voto di giornata si attesta intorno al 50% , fortemente trainata da quelle regioni dove si rinnova il Consiglio e dove la gente, giustamente, dimostra un maggior interesse nel l’andare alle urne. Aggiungiamo che le opinioni che seguono prescindono assolutamente dal risultato, ma riguardano solo la natura e il contesto nel quale questa consultazione si è svolta.

Non abbiamo mai mancato di dichiarare la nostra contrarietà all’istituto del referendum, motivandola come, malgrado le apparenze, esso rappresenti la negazione della nostra democrazia rappresentativa, basata appunto sul fatto che i nostri rappresentanti, democraticamente eletti e lautamente pagati per essere “competenti” , hanno il dovere di decidere per conto nostro e nel nostro interesse. Nel caso specifico, loro questo lavoro lo hanno fatto, prova ne è che siamo stati chiamati ad avallare una decisione che è stata effettivamente presa dai parlamentari di Camera e Senato i quali, stranezza delle stranezze, hanno deciso di auto amputarsi del 30%.

E allora ci sembra più che legittimo chiederci perché noi dovremmo avallare una decisione che i nostri rappresentanti (ci illudiamo sia stato a dimostrazione che l’interesse generale prevale su quello personale!) hanno preso nell’ambito del mandato da noi a suo tempo ricevuto. Le risposte sono due: con una vittoria del SI avalliamo la decisione dei nostri rappresentanti e contemporaneamente dimostriamo l’inutilità ( e il costo) di un referendum; con una vittoria del NO avremmo potuto chiedere a tutti i Parlamentari di andare immediatamente a casa, per aver dimostrato di non saper interpretare le intenzioni dei cittadini.

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Gian Franco Bottini

Aggiungiamo che paradossalmente se avesse vinto il NO la decisione del 50% dei cittadini avrebbe annullato una decisione del Parlamento, che rappresenta il 100% degli stessi! Allora le idee si complicano e l’elettore medio si pone giustamente il problema su cosa serva un referendum di tale fatta se non a scaricare su di noi (la maggior parte non certo “competenti”) le responsabilità di una scelta , illudendoci di essere parte attiva di un sistema a democrazia diffusa. Ma forse il trucco c’è e noi potremmo essere gli “utili idioti”, ancora una volta strumentalizzati; i partiti, nell’ultima settimana , con i loro comportamenti apparentemente incomprensibili e scleroticamente contrastanti , lo farebbero capire.

Cosa è avvenuto. In Parlamento PD, Centrodestra (e naturalmente 5Stelle), per parlare dei gruppi più importanti, hanno votato SI alla legge per la riduzione dei parlamentari. Nell’ultima settimana però il loro atteggiamento è stato a dir poco controverso. Nella Lega, mentre il segretario Salvini ha ribadito il SI, l’influente suo vice Giorgetti, e tutti i parlamentari e attivisti sul territorio, invitavano a votare NO. Nel PD e nei partiti di sinistra , mentre il segretario Zingaretti riconfermava il SI, gli attivisti e i rappresentanti sul territorio invitavano chiaramente al NO. In Forza Italia, malgrado il voto dei suoi parlamentari, Berlusconi ha chiaramente indirizzato il voto dei simpatizzanti verso il NO. In FdI la Meloni, con il suo piglio “edulcorato”, riconfermava il SI ma subito dopo, strizzando l’occhio, faceva capire che una vittoria del NO avrebbe mandato a casa l’odiato Governo.

L’interpretazione di queste distonie è semplice. I partiti in Parlamento hanno pensato solo ai loro interessi elettorali e non hanno voluto lasciare solamente ai 5Stelle il vantaggio populistico del “mandiamoli tutti a casa” ; in più, e peggio, Salvini a suo tempo e Zingaretti poi, pur di andare al Governo, hanno accettato il ricatto dei 5Stelle . Al momento finale però i partiti hanno cercato, subdolamente e poco trasparentemente, di ribaltare la situazione utilizzando il nostro voto per cancellare i danni di una loro politica politicante.

Sinceramente, al di là di qualunque risultato, che bisogno abbiamo noi di una politica così ambigua, opaca e, in fin dei conti, disonesta? Quale bisogno abbiamo noi di una politica che per i suoi “maneggi” non ha remore a mettere all’asta un cambio della Costituzione? Oggi si tratta di un magari ininfluente cambio nel numero dei parlamentari, e domani?

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