L’INCORNATA – Buffon super portiere, ma a palla ferma quanti scivoloni

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Il più grande portiere dell’ultimo trentennio, forse il numero uno nella storia del calcio mondiale, si accinge a lasciare l’Italia dopo una carriera inimitabile. Calcisticamente parlando un fenomeno assoluto: voli tra i pali, uscite disperate, un carisma strabordante, un riconoscimento internazionale pari ai grandi monumenti calcistici italiani. Un gigante. Vederlo al fianco di Andrea Agnelli annunciante la fine della sua carriera italiana è stato come chiudere una pagina meravigliosa, calcisticamente inimitabile. Ma a palla ferma poi le cose poi cambiano. Sì perché Gigi nazionale fuori dal campo si è distinto per uscite e parate strampalate. Il “santone” è scivolato più volte fin da quando giovanissimo difendeva i pali del Parma.

I primi scivoloni

Già nel 1997, diciannovenne, taroccò il diploma di ragioniere per iscriversi all’università, ma qualche anno più tardi la “sola” fu smascherata e “Gigione” dovette patteggiare una pena a 6 milioni di lire. Noccioline in confronto ai 14 assegni, per un importo complessivo di oltre 1,5 milioni di euro, staccati e girati a una tabaccheria di Parma che funziona come ricevitoria per scommesse sportive. Nessuno strascico penale, ma una sverniciata all’immagine sempre più sbiadita del portierone. Una manovra che secondo il suo avvocato sarebbe servita a “tutelare parte del suo patrimonio”. Sempre a Parma era stato inghiottito in un oceano di critiche quando scelse la maglia 88: disse di non sapere che quel numero era un’evocazione nazista. Ignorava, così si era giustificato, che le due cifre fossero un codice che richiamava due volte l’ottava lettera dell’alfabeto: Hh, ‘Heil Hitler’. Di fronte al caos mediatico che era scoppiato spiegò che a lui quel numero piaceva perchè gli sembrava di rivedere tra quelle cifre quattro palle, segno di rinascita dopo il brutto infortunio che lo aveva escluso dall’Europeo del 2000. Nel 2006 dopo la vittoria mondiale in Germania, dove Buffon fu di gran lunga il miglior portiere della kermesse meritandosi la vittoria del Pallone d’oro che invece finì tra le mani del suo compagno di squadra Fabio Cannavaro, al Circo Massimo durante la festa si presentò con uno striscione “Fieri di essere italiani” con la croce celtica.

Perplessità sulle scelte future

Mi ha lasciato perplesso anche il suo congedo di ieri. Nessuno si aspettava che il portiere potesse andare avanti. Neppure Andrea Agnelli, probabilmente, che lo ha accompagnato nella sua ultima uscita italiana. Forse anche lui si aspettava che Gigi chiudesse con il calcio giocato domenica e che non indossasse altra divisa diversa dal bianconero. E forse se lo aspetterebbero anche molti tifosi juventini. Il richiamo di un contratto ricchissimo, la prospettiva di poter vincere l’unico trofeo che manca in bacheca e la voglia, forse, di dimostrare di non essere ancora sul viale del tramonto potrebbero spingerlo a Parigi, o chissà magari a Madrid. Per chi crede nel calcio di Scirea, Maldini, Zanetti e Totti, quello di Buffon potrebbe essere l’ultimo scivolone di una carriera devastante tra i pali, ma discutibile quando la palla si ferma.

Buffon portiere juventus – MALPENSA24