Lo Presti condannato a due anni. Ma in carcere a Busto nessuna corruzione

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BUSTO ARSIZIO – Tre gli imputati a giudizio oggi, mercoledì 23 marzo, davanti al collegio del Tribunale di Busto Arsizio presieduto da Nicoletta Guerrero: Giuliano Ronga, difeso dall’avvocato Davide Toscani e accusato del possesso di una mitraglietta Uzi e di istigazione alla corruzione, Giovanni Marchetta, anche lui accusato di corruzione, e Dino Lo Presti, sovrintendente della polizia penitenzia di Busto, difeso dall’avvocato Francesca Cramis, considerato dall’autorità giudiziaria il vertice di un sistema di corruttela interno al carcere di Busto Arsizio. Lo Presti aveva sempre rigettato le accuse e il difensore aveva escluso che il suo assistito potesse essere un corrotto.

Nessun sistema di corruttela

Un sistema, quello ipotizzato dall’accusa, che non ha retto in dibattimento. Dell’inchiesta che aveva portato agli arresti del dicembre 2020, è rimasto poco. I 15 capi di imputazione contestati a vario titolo agli indagati erano già stati ridimensionati dal Riesame prima e dalla Cassazione poi. Capi ridotti di un terzo. Dei cinque rimasti il Tribunale di Busto Arsizio ne ha alla fine riconosciuto uno. Oggi il collegio ha assolto Ronga dall’accusa di possesso di armi perché il fatto non sussiste. Di fatto nessun arma illegale è mai stata trovata in suo possesso. Per il secondo capo di imputazione il Tribunale ha rinviato gli atti in procura disponendo nuove indagini e riqualificando il capi di imputazione da istigazione alla corruzione in un meno grave traffico di influenze.

Le condanne in primo grado

Lo Presti, per il quale era stata chiesta una condanna a 5 anni, è stato condannato a due anni. Una pena decisamente ridimensionata. Anche in questo caso l’accusa di corruzione è caduta. Con lui è stato condannato a un anno Marchetta, che secondo la procura avrebbe contrattato dei favori in carcere in cambio di denaro. Anche in questo caso non è stato però individuato il corruttore. Di qui la caduta del principale capo di imputazione contestato al poliziotto della penitenziaria.

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