Poliziotti aggrediti in carcere a Busto, Sappe: «Vertici inesistenti. Fallimento espulsioni: basta»

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BUSTO ARSIZIO – Detenuto dà fuoco alla cella e aggredisce un agente di polizia penitenziaria con un punteruolo artigianale: anche il Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) interviene sull’ultimo grave episodio di violenza avvenuto in carcere a Busto Arsizio domenica 12 giugno.

Servono più agenti

Già Uilpa aveva segnalato l’accaduto invocando un maggior numero di agenti a disposizione della casa circondariale bustocca e denunciando una «situazione prossima al collasso a causa della decisione di concentrare a Busto un alto numero di detenuti con problemi comportamentali o psichici». Ora è Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria a tornare sul punto.

Adesso basta

«Solamente grazie al tempestivo intervento degli altri Agenti si è potuto evitare il peggio e mantenere l’ordine e la sicurezza nella struttura detentiva. Il poliziotto aggredito, cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, è poi dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso del nosocomio cittadino, dove è stato successivamente dimesso con una prognosi di 30 giorni per la frattura della mano destra. La situazione è grave: non si placano le aggressioni, il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dalla situazione e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, retto dal dirigente carcerario Pietro Buffa, si contraddistingue per l’assenza di provvedimenti a tutela della incolumità fisica dei nostri poliziotti. E’ ora di basta», commenta Greco.

Il fallimento delle espulsioni

Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime vicinanza e solidarietà al poliziotto ferito ed ha parole di apprezzamento per il personale che lavora a Busto Arsizio: «le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Busto Arsizio lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante».

Capece sottolinea anche il fallimento delle espulsioni dei detenuti stranieri: nel 2021 sono state solamente 456. «Da tempo il Sappe denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri, come è il protagonista del grave evento critico accaduto a Busto Arsizio. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 17mila rispetto alle circa 55mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il Sappe, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456 (165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza».

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