Busto, detenuto dà fuoco alla sua cella: caos in carcere. Poliziotti gli salvano la vita: intossicati

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BUSTO ARSIZIO – Ore di fuoco quelle trascorse nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 marzo nel carcere di Busto Arsizio. Solo l’intervento dei Vigili del Fuoco ha consentito di evitare il peggio. A dare notizia dell’accaduto è Claudio Montella della Segreteria Provinciale dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) che commenta così l’evento: “Tutto è iniziato alle 21.30 circa, quando un detenuto, per ragioni ignote, molto probabilmente imputabili alla sua instabilità mentale, ha dato fuoco alla propria camera. Il personale di Polizia Penitenziaria immediatamente intervenuto è riuscito a salvare il l’uomo da morte certa. Tuttavia, tutti sono rimasti intossicati”.

Polizia penitenziaria ha rischiato la vita

Altri incendi sono stati successivamente appiccati da detenuti della stessa sezione che hanno strumentalmente approfittato del momento per alzare la contestazione, giusto per il gusto di farlo. In mezzo alle fiamme e ai fumi tossici, il personale è riuscito a mettere in sicurezza altri otto detenuti – prosegue Montella – La situazione, tuttavia, era talmente caotica e rischiosa (i fumi hanno raggiunto anche altri reparti), che è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco per domare le fiamme. Nonostante i pericoli e le diverse intossicazioni tra il personale, la Polizia Penitenziaria di Busto
ha mantenuto tutta la lucidità necessaria per riportare l’ordine all’interno dei Reparti, dimostrando grande professionalità. Auguri di pronta guarigione ai molti colleghi intossicati, ma la situazione in carcere non è più sopportabile”.

Situazione non più sopportabile

Sulla calda notte di Busto interviene anche Gian Luigi Madonia, Segretario Regionale dell’Uspp: “Il susseguirsi di eventi, verificati a Busto Arsizio tra ieri sera e stanotte, riaccende i riflettori
sullo stato di abbandono in cui si trovano le nostre strutture penitenziarie e i conseguenti rischi cui vengono esposti i Reparti di Polizia Penitenziaria
. Tutto perché nessuno ha ancora capito che il problema dei detenuti psichiatrici deve essere una priorità assoluta. E chi lo ha capito, si volta dall’altra parte, facendo finta di nulla. Non abbiamo conferme di patologie mentali degli artefici incendiari, ma è plausibile affermare che un soggetto che incendia la propria camera, di certo, non è mentalmente equilibrato” – prosegue Madonia, puntando il dito verso la politica – “tra le altre annose questioni più afferenti al personale, dalle carenze degli organici alle insufficienze strumentali, da tempo denunciamo il problema delle aggressioni in carcere e da anni contestiamo per il gravissimo errore commesso chiudendo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, strutture che in qualche modo riuscivano a contenere soggetti psichiatrici”.

Abbiamo trovato solo indifferenza

“Abbiamo trovato solo indifferenza e sordità, quindi assenza di interventi concreti. Fino ad ora, su questi temi, Governo e Ministero della Giustizia hanno fatto da spettatori. Solo quando la politica riprenderà il proprio ruolo, onorandone la responsabilità morale ed amministrativa, il lavoro della Polizia Penitenziaria potrà riavere la dignità che merita e le carceri potranno davvero essere luoghi più sicuri e sereni. Appare scontato affermare come le logiche trattamentali e rieducative della pena siano possibili ed efficaci solo all’interno di luoghi sicuri, con regole certe. Vedremo se il nuovo Capo Dap Renoldi sarà capace di orientare la politica verso scelte che, oltre a migliorare le carceri e la detenzione, mettano la Polizia Penitenziari nella condizione di poter lavorare in sicurezza ed assoluta serenità, ovvero quelle garanzie che un Datore di lavoro, in questo caso lo Stato, dovrebbe assicurare”, conclude Madonia.

Il ministro della Giustizia intervenga

Il segretario generale del Sappe Donato Capece esprime “solidarietà ai poliziotti intervenuti ed in particolare ai colleghi intossicati finiti in Ospedale. Urgono interventi concreti da parte dell’Amministrazione Penitenziaria regionale a tutela del personale che lavora nelle carceri italiane, della Lombardia e in particolare a Busto Arsizio”.

Capece ricorda che da mesi il Sappe “denuncia le gravi violenze contro i poliziotti delle carceri italiane, sempre più spesso aggrediti, minacciati, feriti, contusi e colpiti con calci e pugni da detenuti e la mancata assunzione di provvedimenti in materia di ordine e sicurezza delle carceri da parte del Ministero della Giustizia a tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sintomo evidentemente di una mancanza di progettualità dell’esecuzione della pena e, in questo, contesto del ruolo dei Baschi Azzurri”. “Gli eventi critici contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono aumentati in maniera spaventosa e, come dimostra quel che è avvenuto a Busto Arisizio, gli eroici poliziotti penitenziari rischianmo davvero la vita per fronteggiare la follia criminale di certi delinquenti che anche in carcere non si fanno scrupoli di mettere a repentaglio la vita delle persone”, conclude.

E tutto questo in assenza di provvedimenti utili a garantire la sicurezza e l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria”. Da qui l’appello del Sappe al Ministero della Giustizia per solleciti interventi per il reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Busto Arsizio.

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