Busto, pioggia di coca: coinvolto attore di Gomorra. Chieste condanne sino a 12 anni

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BUSTO ARSIZIO – Operazione Palamara: da Busto Arsizio e Malpensa fiumi di droga in tutta Italia. Processo aperto con rito abbreviato a Milano. Chieste condanne tra i 10 e i 12 anni per i principali imputati. La parola al collegio difensivo, tra gli avvocati anche il legale varesino Corrado Viazzo. Il 16 ottobre arriverà la sentenza. Tra gli indagati anche un attore tradatese che ebbe una piccola parte in Gomorra: dal film alla realtà. L’operazione si chiuse nel novembre 2018: fece scalpore perché i trafficanti importavano droga attraverso casse di frutta. In particolare casse di ananas.   La polizia di Stato di Busto Arsizio eseguì sette arresti su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Milano nei confronti di un’associazione criminale finalizzata al traffico transnazionale e alla distribuzione di ingenti quantitativi di cocaina. Gli agenti sequestrarono 45 chili di droga.

La base logistica della banda era a Busto Arsizio

L’organizzazione aveva base logistica a Busto Arsizio e comprendeva anche complici addetti allo scarico merci presso l’aeroporto di Milano Malpensa per far arrivare le partite di droga direttamente dal Sud America. La cocaina viaggiava su voli commerciali in casse di ananas provenienti da Santo Domingo. Stando all’inchiesta, i vertici del gruppo erano Mario Palamara, 49 anni, di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), latitante dal 2015, e Salvatore Antonino Costantino, 53enne di Milano originario di Nicotera (Vibo Valentia). Palamara, in stretto contatto coi trafficanti sudamericani, avrebbe fatto arrivare in Italia svariati chilogrammi di polvere bianca, poi gestita con Costantino. A reperire la clientela ci avrebbe pensato invece Francesco Ceravolo, 64 enne di Montebello Ionico (Reggio Calabria), residente a Busto Arsizio. Della droga stipata nell’area cargo dell’aeroporto si sarebbero occupati Raffaele Cirillo, 48 anni e Angelo Grilli, 51 enne, tutti e due di Lonate Pozzolo (Varese), rispettivamente ex dipendente di una cooperativa scarico merci e datore di lavoro.

Persino una comparsa di Gomorra coinvolta. Dal film alla realtà

Tra gli accorgimenti adottati dall’organizzazione per non farsi rintracciare dalla polizia anche sofisticati software per i cellulari e prestanome con auto modificate. Secondo quanto emerso, nelle conversazioni la banda chiamava le partite di droga “pali”, “puntini”, “metri cavi”. I loro cellulari, per non essere intercettati, erano dotati di software in grado di criptare il segnale e cancellare da remoto gli sms. Le auto usate per spostare la droga erano intestate a terze persone, e avevano appositi scomparti per nascondere la droga. Le indagini erano iniziate nel 2006, quando la polizia arrestò un 30enne di Busto Arsizio trovato con mezzo chilo di cocaina, che il giovane aveva appena ritirato a Milano da uno dei gestori dell’organizzazione. A settembre un ignaro commerciante di frutta tropicale aveva scoperto 2 chili di cocaina tra gli ananas appena scaricati nel magazzino di Padova. A novembre sono finiti in manette un 26enne di Lazzate (Monza) e un 59enne di Magnago (Milano), mentre nel parcheggio di un centro commerciale di Saronno (Varese) si stavano passando due chili di polvere bianca, su indicazione di due trafficanti. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione aveva un canale di spaccio anche in Sardegna. Il referente sardo della rete era Lussorio Manca, 52enne di Borore, in provincia di Nuoro. Attraverso società e imprese dall’apparenza immacolata, l’uomo riusciva a fornire copertura all’acquisto di partite di cocaina attraverso falsi ordini di merce. La droga veniva così trasportata via mare, nascosta su mezzi industriali o container. I contatti tra la parte lombarda dell’organizzazione e Manca erano invece gestiti da Marco Airoldi, 53enne di Samarate (Varese), ritenuto dagli inquirenti un insospettabile “procacciatore d’affari” dello spaccio.

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